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T


Tasca Angelo
Taylor, Frederick Winslow
Teodorovich
Terracini Umberto Elia
Teste Jean-Baptiste
Thalmann Ernest
Thalheimer August
Thiers Louis Adolpbe
Thomas Albert
Thomas, James Henry
Thorez Maurice
Thorigny, Pierre de
Tito, Josip Broz
Tocquiille, Alexis de
Todorski A. I.
Togliatti Palmiro
Tolstoj Lev
Tomàs Francisco
Tomsky Mikhail
Toussaint-Louwerture
Tranmael, Martin
Tranquilli Secondino
Trélat Ulysse
Trepov
Tresso Pietro
Treves Claudio
Trier Garson
Tripp, Ted
Troelstra Piter
Trotsky, Leon
Trubetskoi E. N.
Tsereteli I. G.
Tsiurupa A. D.
Tso-lin Chang
Tugan (Baranovsky), Mikhail
Turati Filippo
Turgenev
Tylor Edward B.

Tasca Angelo (Moretta 1892 - Parigi 1960),
nome di battaglia e letterario di Angelo Rossi, uomo politico e storico italiano. Socialista, fu segretario della Camera del lavoro di Torino, quindi collaborò con "L'Ordine nuovo" di Gramsci e aderì fin dal 1921 al Partito comunista, dal quale fu espulso nel 1929 per la sua opposizione alla politica di Stalin. Rientrato nel Psi in Francia, assunse una posizione moderata. Collaborò con il regime di Pétain, ma poi si avvicinò alla resistenza belga e dopo la liberazione si iscrisse alla Sfio (il partito socialista francese).

Taylor, Frederick Winslow (1856-1915)
ingegnere americano, fondatore del concetto di "management scientifico" per far cresce la produttività operaia. La concezione da lui elaborata (Taylorismo), fu considerata dal Lenin come utile per l' R.S.F.S.R.

Teodorovich Ivan Adol'fovich (1875-1937),
ex bolscevico, assunse cariche di governo dopo la rivoluzione d'ottobre. Lasciò il partito nella convinzione che il governo sovietico nella convinzione che il potere dovesse essere condiviso con le altre conformazioni politiche "socialiste". Subì la repressione staliniana: "Condannato nel novembre 1930 come controrivoluzionario 'kondratievista', è scomparso nell'oscurità" (Trotsky, The Stalin School of Falsification).

Terracini Umberto Elia (1895-1983)
fu tra i fondatori dell'Ordine Nuovo e del Partito Comunista d'Italia; rappresentante del PCd'I al III Congresso dell'IC, fu tra gli esponenti più polemici delle posizioni "estremiste" che criticavano duramente le scelte dell'Internazionale sul fronte unico con la socialdemocrazia e la necessità della conquista della maggioranza del proletariato. Famoso è il suo contraddittorio con Lenin nel corso della seduta del 1° luglio 1921 al III Congresso dell'Internazionale. Nel '28 venne arrestato e condannato a 23 anni di reclusione, ma fu liberato nel '43. Subito dopo venne espulso dal PC per la sua opposizione al Comintern, ma venne presto riammesso (1945). Fu dal 1958 sino al 1873 presidente della commissione parlamentare comunista.

Teste Jean-Baptiste (1780-1852).
Avvocato e statista francese, orleanista; ministro del commercio, della giustizia e dei lavori pubblici durante la monarchia di luglio; venne processato per corruzione e truffa.

Thalmann Ernest (1886-1944),
sindacalista dei trasporti, entrò a far parte del partito socialdemocratico tedesco nel 1903; durante il conflitto bellico mondiale combatté con l’esercito tedesco sul fronte occidentale; dopo avere disertato nel 1918 partecipò, con il Partito Socialista Indipendente alla rivoluzione di Amburgo; nel 1920 entrò a far parte del Partito Comunista tedesco (KPD); eletto al Reichstag nel 1920, emerse come leader del partito dopo che la dirigenza
Thalheimer-Brandler venne richiamata in Russia per la fallita rivoluzione del 1923. Arrestato dal regime nazista nel 1933, venne ucciso nel campo di concentramento di Buchenwald nell’agosto del 1944.

Thalheimer August (1884-1948),>
membro della socialdemocrazia tedesca prima del conflitto bellico mondiale del ’14-18 ed editore di uno dei suoi giornali (il Volksfreund). Tra i più stretti collaboratori di
Rosa Luxemburg nella Lega spartachista, fu (dal 1917) membro del Partito Socialista Indipendente (USPD) ed in seguito tra i fondatori del Partito Comunista Tedesco (KPD), di cui diresse l’organo Die Rote Fahne (Bandiera Rossa). Emerse come leader teorico del partito. Durante la crisi del 1923 fu ministro delle finanze nel governo locale del Württemburg. A seguito dalla debacle subita dai comunisti tedeschi nel 1923 venne richiamato a Mosca, dove lavorò per l’Internazionale Comunista e per l’Istituto Marx-Engels, mentre la dirigenza del partito tedesco venne data a Thälmann. Tornato in Germania nel 1928, venne espulso l’anno successivo dal partito assieme a Brandler, con cui formò il Kommunistische Partei Opposition (KPO). I brandleristi, pur condividendo le politiche interne dell’Unione Sovietica, erano molto critici verso la sua politica estera. Esiliato a Parigi nel 1932, si spostò a Barcellona nel 1936 per partecipare alla guerra civile spagnola. Dopo che gli stalinisti ebbero arrestato in Spagna alcuni membri del KPO, Thalheimer fece ritorno a Parigi, per poi spostarsi definitivamente a Cuba dopo l’occupazione nazista della Francia.

Thiers Louis Adolpbe (1797-1877)
autore di importanti opere storiche sulla Rivoluzione francese, sul Consolato e sull'Impero. Nel 1830 fu fautore di Luigi Filippo e, sotto il suo regno, più volte ministro dell'interno e due volte presidente del consiglio. Fu il principale responsabile del massacro della rue Transnonain, avvenuto durante l'insurrezione repubblicana di Parigi dei 1834. Passato nelle file dell'opposizione dinastica, sperò di servirsi dell'agitazione dei banchetti, pur non partecipandovi direttamente, per sostituire un proprio ministero a quello del Guizot. Subì l'arresto e un breve esilio dopo il colpo di stato. Dal 1863 fu deputato di opposizione sotto il Secondo Impero. Dopo la proclamazione della repubblica, nel 1870, divenne capo dell'esecutivo. In tale qualità egli trattò coi prussiani e si adoperò per l'abbattimento della Comune, rendendosi personalmente responsabile del massacro dei comunardi. Fu successivamente presidente della repubblica fino al 1873.

Thomas Albert (1878-1932)
uomo politico francese, socialista di destra. Socialsciovinista durante il conflitto mondiale, fu ministro degli armamenti nel governo borghese francese. Nel 1919 fu uno degli organizzatori della (II) Internazionale di Berna.

Thomas, James Henry (1874-1949)
leader del sindacato dei ferrovieri inglese, segretario coloniale nel primo governo laburista e lord del sigillo privato nel secondo. Abbandonò il partito laburista nel 1931 per aiutare MacDonald ad organizzare una coalizione governativa con i conservatori.

Thorez Maurice (1900-1964),
politico francese; militante del Partito comunista dal 1920, ne divenne segretario generale dal 1930 al 1964. Fu una figura di spicco nell'ambito dell'Internazionale comunista stalinista. Sostenne l'alleanza con i socialisti che portò alla costituzione del Fronte popolare. Rifugiatosi a Mosca nel 1939, vi rimase durante l'occupazione tedesca della Francia (1940-1944), rientrò nel 1945 e fu, tra il 1945 e il 1947, ministro nei governi De Gaulle. Morì durante una vacanza sul mar Nero.

Thorigny, Pierre François Elisabeth de (1798-1869),
magistrato che aveva diretto l'istruttoria contro gli insorti lionesi del 1834. Appoggiò il colpo di stato e fu successivamente ministro degli interni.

Tito, Josip Broz (1892-1980)
leader della resistenza contro l'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale e primo ministro e presidente della Yugoslavia dal 1853 al 1980.

Tocquiille, Alexis Clérel de (1805-1859),
giurista e storico di notevole rilievo. Fu deputato durante la Monarchia di luglio, alla Costituente e alla Legislativa. Per alcuni mesi fu ministro degli esteri nel governo Barrot. Assunse nel "partito dell'ordine " una posizione moderata. Abbandonò la vita pubblica dopo il 2 dicembre.

Todorski A. I. (1894-1965)
,
membro del partito bolscevico dal 1918. Fino al 1919 fu membro dell'Esecutivo del distretto di Vesiegonsk, del governatorato di Tver; redattore delle Izvestia Vesiegonskogo Sovieta Deputatov e del giornale Krasnyi Vesiegonsk.

Togliatti, Palmiro (Genova 26.3.1893 - Yalta, URSS 22.8.1964)
(pseudonimi Ercole Ercoli; Mario Correnti)
Laureato in giurisprudenza all'università di Torino, dove aveva studiato insieme ad Antonio Gramsci. Membro del Partito Socialista, fece parte del gruppo dell'"Ordine Nuovo" e fu uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia nel 1921, ed eletto al Comitato Centrale. Nel 1924 entrò nel Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista.
Nello stesso anno entrò nella direzione del PCd'I, dopo l'esautorazione del gruppo dirigente facente capo ad Amadeo Bordiga e l'assunzione della segreteria da parte di Gramsci. Dopo l'arresto di Gramsci nel 1926 assunse in pratica il ruolo di principale dirigente del Partito. Eletto in seguito Segretario Generale del PCd'I (che cambiò nome in PCI nel 1944), mantenne tale carica fino alla sua morte, avvenuta durante un periodo di vacanza in Unione Sovietica.
Fino al 1929 fu un fautore delle posizioni di Bucharin, ma aderì dopo l'esautorazione di questi alla linea di Stalin, lavorando attivamente a favore della svolta che avrebbe portato, dopo il VII congresso del Komintern nel 1935, alla politica dei "fronti popolari". Al IV congresso del PCd'I, (Colonia, 1934), aveva fatto passare la linea per un massimo impegno in Italia.
Fu segretario del Komintern dal 1937 al 1939 in Spagna, e porta così sulle proprie spalle la responsabilità dell'applicazione della politica staliniana di repressione, torture ed assassini contro trotskisti, anarchici e socialisti di sinistra.
Arrestato in Francia allo scoppio della guerra, riparò in URSS dove restò fino al 1944. Là nulla fece per fermare la mano della repressione staliniana contro vari militanti comunisti italiani rifugiatisi in URSS.
Intanto in Italia si praticava l'eliminazione fisica per sbarazzarsi di quegli "agitatori" che non volevano piegarsi alle direttive del CE di Mosca ormai da anni completamente stalinista.
Rientrato in Italia nel 1944, Togliatti fu il protagonista della "svolta di Salerno", con cui i "comunisti" accettavano di collaborare con le forze borghesi in una prospettiva di unità democratica e antifascista.
Ai presupposti di questa svolta restò fedele per tutto il dopoguerra e fu propugnatore dell'unità con i partiti della borghesia (esplicitamente con i cattolici organizzati nella Democrazia Cristiana), in nome di un programma di rinnovamento democratico delle istituzioni. Ministro della Giustizia nel dopoguerra, fu artefice di una "grazia" per i combattenti della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Nel frattempo i partigiani che avevano combattuto contro quella "Repubblica"-fantoccio e contro i suoi padroni nazisti, venivano disarmati.
La linea togliattiana fu da lui stesso definita "via italiana al socialismo", come confermato nel suo testamento politico (Memoriale di Yalta, 1964).
Fu il primo a trarre conclusioni "europeiste" dal discorso di Khrushchev del 1956, e per questo motivo lo si può considerare a buon motivo tra i fondatori dell' "Euro-Comunismo", così come di quella politica di "compromesso storico", formulata dal suo eminente successore Enrico Berlinguer all'inizio degli anni '70.
Fu un valido traduttore di varie opere di Marx ed Engels, ed in genere incoraggiò la diffusione di opere marxiste in Italia. Come direttore dell'organo teorico del PCI, Rinascita, combinò una linea di relativa apertura a moderne tendenze culturali ed artistiche con un atteggiamento bigotto in varie situazioni.
(Si ringraziano Ivan A., Luciano Dondero e Dario Romeo)

Tolstoj Lev Nikolaevic (1828-1910),
letterato russo di origine aristocratica; da giovane combatté nella guerra russo-turca, che gli ispirò i primi racconti, prevalentemente autobiografici. In seguito si orientò verso gli ampi affreschi storici ("Guerra e Pace", 1868) e le grandi storie d'amore ("Anna Karenina", 1877). Nella seconda metà degli anni '70 fu colto da una profonda crisi spirituale che lo fece allontanare dalla chiesa ortodossa e che lo portò alla teorizzazione di una religiosità più autentica e più vicina alle origini. La sua profonda volontà di rinnovamento nei confronti della società russa (che già sperimentava le prime scosse rivoluzionarie) ne fece un attento studioso di pedagogia ed un audace saggista in campo politico, filosofico e critico. Queste sue attività gli valsero la scomunica della Chiesa russa e gli attacchi della censura. Gli ultimi anni furono orientati verso un'incessante attività di livellamento tra la sua vita e le sue teorie: si dedicò ai più duri lavori manuali e maturò l'idea di distribuire le terre ai contadini.

Tomàs Francisco (1850-1903)
anarchico spagnolo, espulso dall'Internazionale nel maggio 1873.

Tomsky Mikhail (1886-1936)
dirigente sindacale russo e bolscevico della vecchia guardia e presidente dei sindacati sovietici fino al 1930. Dopo essersi schierato contro l'Opposizione di sinistra nel '28, lavorò alla formazione dell'Opposizione di destra; quando questa fu sconfitta capitolò a Stalin e si suicidò durante il processo di Mosca.

Toussaint-Louwerture (L'Ouverture, dit Toussaint) François-Dominique (1743-1803),
Guidò nel 1796-1802 l'insurrezione di San Domingo; deportato dai francesi nel 1802, morì prigioniero in Francia.

Tranmael, Martin (1879-1967)
leader del Partito Laburista Norvegese ed editore del suo organo di stampa. Dopo essersi rifiutato alla richiesta del Comitato Esecutivo del Comintern di espellere i dissidenti, ruppe completamente con l'Internazionale staliniana e lavorò per far entrare il partito laburista norvegese nell'Internazionale socialista.

Tranquilli Secondino (1900-1978),
vero nome di Ignazio Silone, scrittore e letterato socialista, figlio di una tessitrice e di un piccolo proprietario terriero. Nel periodo della prima guerra mondiale, precisamente nel 1917, lascia definitivamente la scuola. Prende parte alle proteste contro l'entrata in guerra dell'Italia e viene processato e condannato al pagamento di un'ammenda, per aver capeggiato una violenta manifestazione contro una baracca dei carabinieri di Pescina.
«Poco o nulla sappiamo su quando Secondino Tranquilli si avvicinò alla militanza politica e al movimento giovanile socialista rivoluzionario. Quel poco lo ha raccontato egli stesso, collocando intorno al 1917 il suo ingresso nel movimento socialista […] Ma le prime tracce documentate del Silone rivoluzionario lasciano intuire che nei suoi ricordi egli anticipasse ed enfatizzasse alcuni avvenimenti in realtà svoltisi agli inizi del 1918» (Mario Canali, Ignazio Silone, ovvero la doppia identità, in L'Informatore: Silone, i comunisti e la polizia).
Tra il 1919 e il 1921 diviene membro della segreteria dell'Unione socialista romana, della redazione dell'«Avanti!» e dirige «L'Avanguardia», il settimanale dei giovani socialisti. Nel 1921 partecipa alla fondazione del Partito Comunista d’Italia come rappresentante della Gioventù Socialista; divenne quindi dirigente dell'Organizzazione giovanile comunista e poi del Partito.
Probabilmente a metà del 1922 si trasferisce a Trieste come redattore del quotidiano «Il Lavoratore». La collaborazione con «Il Lavoratore» non si protrae oltre il mese di gennaio del 1923, probabilmente a causa delle grandi difficoltà con cui il giornale, perseguitato e ripetutamente sequestrato dalla polizia fascista, è costretto a uscire. Agli inizi di gennaio del 1923, Silone espatria clandestinamente e raggiunge prima Berlino e poi la Spagna. Tra il 1921 e il 1927, quale membro della direzione del Partito Comunista, compie varie missioni sia in Russia sia in diversi Paesi d'Europa, subendo tra l'altro il carcere in Spagna e in Francia, con l'accusa di sovversivismo.
Nel maggio del 1927 si reca insieme con
Togliatti a Mosca, dove partecipa a una riunione dell'Esecutivo dell'Internazionale comunista, presieduta da Stalin. D'accordo con Togliatti, Silone si oppone all'espulsione di Trotsky e Zinov’ev.
In questi anni comincia a profilarsi la crisi che in seguito lo condurrà a staccarsi totalmente dal comunismo. Mentre progressivamente si rende conto degli oscuri intrighi della politica staliniana e prende atto di «ambiguità e reticenze» dei suoi compagni di partito di fronte all'Esecutivo di Mosca, si rifugia prima in Francia e poi in Svizzera, dove svolge un'intensa attività come responsabile dell'Ufficio Stampa e propaganda.
Il 13 aprile del 1928 il fratello Romolo Tranquilli viene arrestato con l'accusa gravissima di aver partecipato all'attentato al re Vittorio Emanuele III, alla fiera campionaria di Milano. Gli autori di quest'attentato, che provocò venti morti e quaranta feriti, non sono mai stati scoperti, e lo stesso arresto di Romolo Tranquilli (morto nel 1932 in carcere per le gravi torture subite dalla polizia fascista) rimane tinto di mistero.
Fin qui, quanto narrano le vecchie biografie siloniane. Tuttavia, le recenti ricerche condotte dagli storici Dario Biocca e Mauro Canali, hanno portato alla luce sconcertanti documenti che rivelano la doppia vita condotta da Ignazio Silone, fra il 1923 e il 1930 [vedi L'Informatore: Silone, i comunisti e la polizia].
Silone — allora per l'appunto dirigente del Partito Comunista d'Italia e massimo responsabile dell'organizzazione comunista clandestina — avrebbe contemporaneamente svolto, con lo pseudonimo di Silvestri, un ruolo attivo nell'informare la Questura di Roma e la Divisione di Polizia Politica.
Nella primavera del 1929, Silone, ammalatosi gravemente a causa di un'affezione di origine tubercolare, chiede di essere esonerato da ogni attività di partito. In realtà, nelle corrispondenze inviate alla sua compagna Gabriella Seidenfeld e al fratello in carcere, confessa di aver sofferto di ripetute crisi depressive. E, a causa di questi gravi disturbi nervosi, si reca a Zurigo per farsi curare nella clinica del grande psicanalista Carl Gustav Jung. Appena ricoverato in clinica, scrive al commissario Guido Bellone una lettera in cui chiede di modificare il suo rapporto di collaborazione con Polizia politica fascista, divenuto oramai «fisicamente impossibile». La richiesta — indotta anche dalla vicenda del fratello Romolo, che viene scagionato dalle accuse più gravi, senza però essere rimesso in libertà — non viene accolta e la collaborazione di Silone con la Polizia Politica prosegue nei mesi successivi.
Ma la sua «crisi di esistenza» è irreversibile. Nella lettera del 13 aprile 1930, Ignazio Silone non solo chiede all'ispettore Bellone di interrompere definitivamente la collaborazione con la Polizia di Mussolini, ma confessa anche di attendere il momento propizio per annunciare pubblicamente la sua rottura con il Partito. «Non poteva essere che questa, dall'altra parte — commenta Dario Biocca — la condizione posta da Bellone per autorizzare… la "uscita di sicurezza" del fiduciario. Come sappiamo fu proprio l'impegno ad abbandonare ogni attività politica, assunto da Silone appena qualche settimana più tardi nell'accomiatarsi definitivamente dal suo corrispondente "galantuomo", a costituire l'ultima comunicazione fiduciaria rinvenuta nei fascicoli della Polizia politica».
Nel 1930 s'interrompe così il flusso delle informative alla polizia fascista. E nel luglio del 1931, dissentendo dall'adesione dei dirigenti del suo partito allo stalinismo — ossia, come egli stesso lo definisce, «dall'orientamento cretino e criminale che sta assumendo il Partito comunista» — Silone si dichiara un «anormale politico, un caso clinico» e viene espulso dal Partito con l'unanimità dei voti.
L'uscita dal Partito, la sua sola possibile «uscita di sicurezza» è per lui «una data assai triste, un grave lutto», il lutto della sua gioventù. In realtà, tuttavia, la sua vera «uscita di sicurezza» diviene la scrittura, a cui si dedica nel corso degli anni ’30, durante l'esilio svizzero (1931-1944).
Negli anni 1932-'34 è redattore del mensile in lingua tedesca, edito a Zurigo, «Information», destinato a raccogliere un cospicuo gruppo di artisti e intellettuali liberi (Thomas Mann, Bertold Brecht, Robert Musil e altri). Intraprende, inoltre, un'intensa attività saggistico-culturale. Pubblica il saggio Il fascismo, le sue origini e il suo sviluppo (1934); il trattato di filosofia politica, La scuola dei dittatori (1938) e un'antologia di pagine scelte di Mazzini, dal titolo Nuovo incontro con Mazzini (1938-39).
Verso la fine degli anni '30, quando insistenti si fanno le minacce della seconda guerra mondiale, Silone torna all'attività politica, dirigendo in Svizzera il Centro estero del Partito socialista. Nonostante il formale divieto del governo federale di occuparsi di politica, stringe rapporti con i gruppi di resistenza sorti in diversi paesi, attraverso la diffusione della stampa clandestina contro i regimi dittatoriali. Nel quindicinale «L'avvenire dei Lavoratori», da lui diretto, pubblica un documento sul Terzo Fronte, con le tredici tesi rivolte a creare una Federazione europea e a rinsaldare gli ideali democratici.
Inoltre, tra il gennaio 1942 e l'agosto 1944, Silone avrebbe avuto una relazione epistolare con il superagente dell'OSS (Office of Strategic Services), Allen W. Dulles, che poi diresse la CIA dal 1953 al 1961 — come sembrano per l'appunto attestare i documenti, recentemente pubblicati su Internet dallo storico svizzero Peter Kamber.
Le autorità elvetiche, per non complicare i rapporti con il governo italiano, lo fanno rinchiudere prima nel carcere di Zurigo, poi nel campo d'internamento a Davos e a Baden.
Nel 1944 rientra in Italia, si stabilisce a Roma. Aderisce al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), ma si rifiuta di entrare nel Comitato d'epurazione. Dopo la scissione del Partito socialista capeggiato da Nenni da quello guidato da Saragat (1947), fonda, insieme con altri autonomisti, la rivista «Europa Socialista» e il Partito Socialista Unitario (PSU), che si richiama all'ideale di un'Europa libera dalle interferenze sia della Russia sia dell'America. Quando poi questo partito si scioglierà e confluirà nel partito socialdemocratico, Silone tornerà a far «parte per se stesso», confessando di sentirsi tra «le persone più sconfitte della lotta politica italiana».
negli anni ’50, congedandosi definitivamente dalla politica dei partiti, riprende l'attività letteraria, pur senza rinunciare ad un certo impegno sociale.
[http://www.italialibri.net/autori/silonei.html]

Trélat Ulysse (1795-1879),
Medico e uomo politico francese, repubblicano; uno dei redattori del giornale "Le National"; nel 1848 vice presidente dell'Assemblea nazionale costituente, ministro dei lavori pubblici (maggio-giugno 1848).

Trepov
generale russo, feroce capo della polizia di Pietroburgo, vittima nel 1877 di un attentato compiuto ad opera della populista Vera Zasulic.

Tresso Pietro (1893-)
(pseudonimo Blasco), nato nel 1893 vicino Vicenza da una famiglia contadina, Tresso si iscrive giovanissimo al FIGS, a quattordici anni. Pochi anni dopo, nel 1915, dopo essersi formato a Milano alla Umanitaria, è inviato in Puglia come organizzatore. Divenuto segretario della Lega contadina di Gravina di Puglia, è tra gli animatori delle lotte contro gli agrari che scuotono le campagne pugliesi in quegli anni. Aderisce al PC fin dalla fondazione, continuando la sua attività di organizzatore sindacale. Lavora alla redazione di Sindacato rosso e dirige La lotta comunista. Nel '22 partecipa al IV Congresso. Nel '23 è a Mosca, delegato all'Internazionale Sindacale Rossa; in questo periodo si lega ad una stretta amicizia con Gramsci. Nel '27 è cooptato nel UP. Si schiera contro l'allineamento a Mosca del '29 e presenta un controprogetto per la discussione in CC (marzo '30) sulla riorganizzazione clandestina del Partito in Italia. Viene espulso nel giugno del '30. Aderisce all'OSI e fonda la NOI pur impegnandosi soprattutto nel lavoro politico della Ligue francese, dove si schiera con il gruppo Molinier. Partecipa alla riunione di fondazione della IV Internazionale nel 1938. Durante la guerra è arrestato in Francia, nel '42, ed esce dal carcere l'anno successivo nel corso di un'azione di una squadra partigiana comunista. Da quel momento si perdono le sue tracce. Fu quasi certamente eliminato dagli stalinisti, nelle cui mani si trovò dopo l'uscita dal carcere.

Treves Claudio (1869-1933)
fu, con Turati, uno dei dirigenti della frazione riformista socialista. Fondò il Tempo nel 1898 a Milano, fu poi direttore de l'Avanti! (1909-1912). Divenne deputato nel 1906, rimanendo in carica fino al '26. difensore della posizione di neutralità assoluta dell'Italia nel conflitto mondiale, seguì Turati nel PSUI, occupandosi del suo organo di stampa, La Giustizia.

Trier Garson (1851 - )
socialdemocratico di sinistra danese, internazionalista durante la prima guerra mondiale. Nel settembre 1916 prese posizione contro la decisione del congresso del partito socialdemocratico danese sulla partecipazione dei suoi rappresentanti al governo borghese della Danimarca e in segno di protesta uscì dal partito.

Tripp, Ted
studioso marxista e membro del partito comunista australiano; dopo aver visitato l'Unione Sovietica divenne trotzkista.

Troelstra Piter (1860-1930)
esponente del movimento operaio olandese, opportunista. Uno dei fondatori (1894) e capi del Partito socialdemocratico operaio olandese, lottò contro l'ala sinistra, raggruppata intorno al giornale De Tribune. Durante la prima guerra mondiale assunse posizioni di social-sciovinismo filogermanico. Nelle condizioni della situazione rivoluzionaria, sorta in Olanda nell'autunno 1918, Troelstra e il partito da lui capeggiato si limitarono a dichiarazioni verbali in parlamento e rinunciarono alla lotta per il potere.

Trotsky, Leon (1879-1940), (anche Trotzki)
figlio di un colone di fede ebraica, divenne un rivoluzionario nel 1896. Due anni dopo venne incriminato in un investigazione giudiziaria indetta contro il sindacato operaio del sud della Russia e condannato a quattro anni di Siberia. Dopo essersi sistemato nella città di Verkholensk, riuscì a trovare la via della fuga.
Nel 1902 lavorò con Lenin alla redazione dell'Iskra, ma con Lenin ruppe l'anno successivo sulla natura del partito rivoluzionario e si alleò con i menscevichi.
Durante il Secondo Congresso del partito socialdemocratico russo (quello della spaccatura), ci ricorda Anatoly Vasilievich Lunacharsky nel suo Silhouettes rivoluzionarie (1923), Trotsky attaccò Plechanov, "con inusuale calore e con termini poco lusinghieri. Il Trotsky di quei giorni era senza dubbio caratterizzato dal suo grande impeto giovanile. A dire il vero, a causa della sua giovane età nessuno lo prendeva troppo seriamente, ma tutti ammisero ch'egli possedeva un rimarcabile talento come oratore, avvertendo anche, certamente, che non di un pulcino si trattava, ma di una giovane aquila".
Trotsky ruppe con i menscevichi nel 1904, tentando nel decennio successivo di riunire le due fazione del RSDLP; "più di chiunque altro egli piegò i suoi sforzi al raggiungimento dell'irrealizzabile fine di riunire il partito nelle sessioni plenarie del partito e nei due terzi degli articoli del suo giornale di Vienna, la Pravda".
Nella rivoluzione del 1905 egli fu il leader del Soviet di Pietroburgo, ed in questo stesso periodo sviluppò la sua teoria della rivoluzione permanente; è ancora Lunacharsky ci ricordaci con le sue parole che "durante la rivoluzione del 1905 [...] egli si tenne distante non solo da noi [bolscevichi], ma anche dai menscevichi. Egli portò avanti il suo lavorò principalmente nel Soviet dei deputati operai e, insieme con Parvus, organizzò una sorta di gruppo separato che pubblicava un piccolo ed economico giornale, molto attivo e ben fatto [Nachalo (L'Inizio)]".
Per la sua attività nel Soviet egli fu nuovamente mandato in esilio, questa volta a Tobolsk, e nuovamente riuscì a fuggire. "La sua popolarità tra il proletario di Pietroburgo al tempo del suo arresto era tremenda, e crebbe ancora di più a causa del suo pittoresco ed eroico atteggiamento davanti alla corte giudicante. Devo dire che di tutti i leader socialdemocratici del 1905-6, Trotsky è senza dubbio quello che mostrava se stesso, malgrado la sua giovane età, come il più preparato. Meno di tutti gli altri egli si portava addosso le fatture di quella sorta di emigre dalle strette vedute, che all'epoca erano presenti anche in Lenin. Trotsky capì meglio di tutti gli altri cosa voleva dire condurre una battaglia politica all'interno, su scala nazionale. Egli guadagnò nella rivoluzione un enorme grado di popolarità, laddove né Lenin né Martov erano riusciti a guadagnarne".
Trotsky fu costretto a passare molti anni all'estero: a Parigi, Vienna e negli Stati Uniti. Thomas Seltzer ["Mirrors of Moscow", New York, 1923] dice di lui a questo proposito: "Trotsky è un allievo della Rivoluzione Francese. Ha vissuto a lungo in Francia ed ama questo paese, malgrado la sua ostilità verso la Russia sovietica. Alcuni dei suoi amici più stretti sono francesi che lo hanno conosciuto a Parigi e che lo hanno seguito sino in Russia per lavorare al suo fianco [...] Come oratore egli ricorda molto i rivoluzionari francesi. I russi parlano molto più lentamente, con più attenzione alla logica e meno fervore. Trotsky agita il suo pubblico con la sua forza e con frasi battenti. Ci sono stati tempi in cui queste sue frasi splendidamente ricercate infuriavano Lenin; da un palco pubblico egli arrivò una volta a definire Trotsky un "parolaio". Ma ciò avvenne ai tempi delle giornate di Smolny, quando Trotsky era ancora assai meno domato di ora, e prima che Lenin avesse realizzato che Trotsky sarebbe stato il suo più abile assistente". Sempre a proposito delle abilità dialettiche di Trotsky interviene anche Lunacharsky: "Il suo aspetto solenne, il suo bell'aspetto, il suo ampio gesticolare, la potenza ritmica dei suoi discorsi, la sua sonora ma mai affaticata voce, la rimarcabile coerenza e la sua abilità letteraria, la ricchezza del suo frasario, la scottante ironia, il suo librante patos, la sua rigida logica chiara come acciaio lucente – queste sono le virtù di Trotsky come oratore. Egli può parlare con frasi lapidarie e colpire il bersaglio come con una lancia, ed è capace di magnifici discorsi politici del tipo che precedentemente avevo sentito solo da Jaures. Ho visto Trotsky parlare per due ore e mezza – tre di fronte ad un pubblico perfettamente immobile e silenzioso, incantato nell'ascoltare il suo monumentale trattato politico. Molte delle cose che Trotsky aveva da dire le conoscevo già, e naturalmente ogni politico deve ripetere le stesse idee ancora e ancora di fronte a nuove folle, eppure ogni volta Trotsky era capace di rivestire gli stessi pensieri con forme differenti".
Lunacharsky, pur non mancando di rimproverare a Trotsky una certa incapacità organizzativa, da di lui il seguente giudizio: "... le sue doti come uomo politico sono pari alla sua abilità retorica [...] Solo un grande politico può essere un grande oratore, ed essendo Trotsky principalmente un oratore politico, i suoi discorsi sono la naturale espressione del suo pensiero politico". "Personalmente giudico Trotsky incomparabilmente più ortodosso di Lenin, per quanto strana la cosa possa apparire a molti [...] [a differenza di Lenin, però, Trotsky] non è un innovatore". "Si è soliti dire che Trotsky è ambizioso. Quest'affermazione è certamente un nonsenso. Ricordo Trotsky criticare duramente l'accettazione di una carica ministeriale da parte di Chernov: 'Che spregevole aspirazione – abbandonare il proprio posto nella storia in cambio di un misero incarico ministeriale'. In ciò, credo, risiede tutto Trotsky. Non c'è in lui una goccia di vanità, è completamente indifferente a qualsiasi titolo o decorazione; egli è, però, infinitamente geloso del suo proprio ruolo nella storia e in questo senso egli è ambizioso. In questo è, credo, tanto sincero quanto lo è nel suo naturale amore per il potere [...] La sua ambizione ha la stessa caratteristica di quella di Lenin, con la differenza che egli è più spesso soggetto a commettere errori, mancandogli il quasi infallibile istinto di Lenin, ed essendo più propenso in quanto uomo dal temperamento irascibile, a farsi accecare, seppur solo temporaneamente, dalle passioni; mentre Lenin, sempre equilibrato e padrone di sé, è virtualmente incapace di farsi distrarre dall'irritazione. Sarebbe però scorretto immaginare che il secondo più grande leader della Rivoluzione russa sia in qualche modo inferiore al suo collega: ci sono, ad esempio, aspetti in cui Trotsky lo supera incontestabilmente – Trotsky è più brillante, più chiaro e più attivo. Lenin è adatto come nessun altro ad occupare la presidenza del Consiglio dei Commissari del popolo ed a guidare col suo genio la rivoluzione mondiale, ma egli non avrebbe certo saputo far fronte alla missione titanica [riferito al lavoro svolto da Trotsky nella costruzione dell'Armata Rossa e nella vittoria sugli Alleati e sui controrivoluzionari nel suo ruolo di Commissario della guerra (1918-1922)] che Trotsky si mise sulle proprie spalle, con quei repentini spostamenti da un posto all'altro, con i suoi sbalorditivi discorsi, quelle ostentazioni ordinate su due piedi, quel suo essere incessantemente pronto a rinvigorire un esercito ormai stanco, ora in un punto, ora nell'altro. Non c'è uomo sulla terra che avrebbe potuto rimpiazzare Trotsky in questo".
"Poco dopo il Congresso di Copenaghen [1910] organizzammo la nostra seconda scuola di partito a Bologna ed invitammo Trotsky a darci una mano per il l'addestramento giornalistico e per tenere una serie di letture su, se non sbaglio, la tattica parlamentare dei socialdemocratici tedeschi e austriaci e sulla storia del partito socialdemocratico russo. Trotsky accettò questa proposta con cordialità e passò quasi un mese a Bologna. È vero che mantenne la propria linea politica per tutto il tempo e che cercò di smuovere i nostri allievi dalla loro posizione di estrema sinistra, cercando di guidarli verso un atteggiamento conciliatorio e centrista – posizione, per inciso, che egli considerava come fortemente di sinistra. Per quanto il suo gioco politico si dimostrò infruttuoso, i nostri allievi apprezzarono moltissimo le sue ingegnose ed interessanti lezioni ed in generale, per durante tutto il periodo che Trotsky passò lì, egli fu insolitamente allegro; egli era brillante, estremamente leale nei nostri confronti e lasciò la miglior immagine possibile di se stesso. Egli si dimostrò unoi dei più straordinari collaboratori che avemmo nella nostra seconda scuola di partito".
Nel 1915 Trotsky scrisse il manifesto di Zimmerwald contro la guerra imperialistica; egli tornò in Russia solo dopo che la rivoluzione di febbraio era già iniziata, partecipando attivamente al lavoro agitatrio e guadagnando una sempre crescente influenza. A questo punto Trotsky si unì definitivamente ai bolscevichi, e fu eletto al Comitato Centrale del partito. Il suo lavoro organizzativo fu di estrema importanza per la vittoria dell'Ottobre: "Egli è senza dubbio il personaggio più sensazionale prodtto durante tutto il corso della rivoluzione russa ed è il suo unico grande organizzatore. Nessun uomo può oscurare la sua eminenza nella storia della rivoluzione eccetto Lenin. Essi rappresentano due personalità completamente contraddistinte. Essi sono due figure complementari. Lenin rappresenta il pensiero; Trotsky rappresenta l'azione. Il genio di Trotsky avrebbe potuto bruciarsi nel suo selvaggio entusiasmo o nella sua rabbia distruttrice se non fosse stato raffreddato dall'influenza di Lenin. D'altra parte i piani di Lenin, non importa quanto attentamente preparati, non avrebbero trovato realizzazione senza il solido appoggio delle baionette di Trotsky" (Thomas Seltzer).
Il primo incarico ministeriale di Trotsky nella R.S.F.S.R. fu come Commissario agli affari esteri. Ma, afferma Seltzer, "Trotsky non è un diplomatico e come ministro degli esteri non ebbe successo. La diplomazia è troppo banale per essere in armonia con le sue attitudini. Per essere un buon diplomatico occorre essere freddi, contenuti e calcolatori, occorre accontentarsi del materiale a disposizione, non si può essere creativi. Trotsky è essenzialmente un creativo. Non era suo destino quello di accettare il precostituito. Suo destino era quello di strappare la Russia dal suo vecchio giogo, inducendola a percorrere nuove strade; suo destino era quello di combattere l'inerzia russa, che è la maledizione della Russia e dell'intero est".
Nel 1918 egli divenne poi ministro della guerra. È ancora Seltzer a parlarci di questa sua esperienza: "Se Trotsky non può comprendere i le piccole ridicole sottigliezze dell'etichetta diplomatica, né l'astuzia del buon diplomatico, egli comprese completamente come trarre vantaggio da tutte le moderne applicazioni e metodi di gestire un ufficio di guerra. Nessun ufficio di guerra sotto lo Zar avrebbe potuto vantare l'ordine apportato da Trotsky. Tutto funzionava come un orologio svizzero, con energia ed efficienza".
In qualità di ministro della guerra Trotsky organizzò l'Armata Rossa e la condusse alla vittoria nella guerra civile contro i bianchi appoggiati dall'intervento imperialista occidentale.
"Nell'Armata Rossa, egli dispone di tutti i giovani energici uomini della nazione assemblati e sotto la sua diretta influenza. Egli s'è preso carico della loro educazione. La maggioranza di loro ha imparato a leggere e scrivere nelle sue scuole militari. Il modo in cui loro esprimono questo fatto è che lui ha dato loro 'nuovi occhi'.
"Trotsky è l'idolo dell'Armata Rossa. Il suo vigore fisico sbalorditivo ed il suo ordine ben poco russo, il suo coraggio personale ed il suo disprezzo incurante delle abitudini fanno apparire i suoi predecessori come ottusi e retrogradi. Egli ha creato nei suoi allievi una profonda insoddisfazione per tutto ciò che è vecchio e logoro. Questi giovani uomini arrivano dai villaggi di ogni provincia della Russia. Quando tornano nelle loro case essi guardano al villaggio con disapprovazione e col desiderio di cambiare ogni cosa. In breve tempo, a causa delle loro conoscenze superiori, essi diventano uomini importanti, guidando i loro Soviet locali e presenziando ai Congressi di Mosca.
"Egli sa come attirare giovani audaci da ogni dove. La sua scuola favorita, l'Accademia Militare di Mosca, dove lo stato maggiore viene addestrato, è piena di questi soldati di fortuna [...] Una visita in quest'Accademia dà un'idea abbastanza chiara di come le originarie classi sociali russe sono amalgamate sotto il nuovo ordine. È piena di figli della borghesia. I professori sono tutti, quasi senza eccezione, vecchi professori che hanno insegnato in queste scuole sotto lo zar. Uomini come Brusilov, che è un patriota russo disposto a difendere il suo governo da attacchi stranieri sotto qualsiasi regime, godono di enorme prestigio. Nello stesso momento in cui generali bianchi venivano sconfitti uno dopo l'altro, giovani uomini anche di famiglie tipicamente conservatrici cominciarono a credere che, seppur essi non possono digerire la formula comunista per intero, essi possono, almeno, rimanere leali alla Russia. Una volta giunti alle scuole militari, essi cadevano sotto l'influenza dei soldati rivoluzionari. Essendo giovani e zuppi di slavico idealismo, essi spesso cedevano, ricevendo spesso in premio una rapida promozione. A Kronstadt i giovani uomini di questo tipo si dimostrarono più attivi di tutti gli altri, forse per il fatto che se l'Armata Rossa fosse stata sconfitta essi sarebbe stati i primi ad essere uccisi dall'opposizione. Quando l'unico figlio del generale Brusilov fu catturato in Siberia dalle forze bianche, egli fu giustiziato solo in quanto figlio di Brusilov.
"Ai soldati è anche insegnato l'interesse verso il culturismo e giochi tipo il rugby. Ci fu molto eccitamento nell'Armata Rossa quando la squadra russa sconfisse una squadra composta da delegati stranieri al Terzo Congresso dell'Internazionale a Mosca.
"I soldati sono anche spronati a frequentare gallerie d'arte e teatri. Nei club militari si tengono esibizioni artistiche e conferenze sull'arte. Qui i soldati possono anche scrivere e mettere in scena loro proprie rappresentazioni; molte di queste sono a proposito della rivoluzione e lasceranno presto senza dubbio il posto ad epiche patriottiche.
"Trotsky crede nella pace. Me lo ha ripetuto quasi ogni volta che ho parlato con lui, ma egli è, nondimeno, un apostolo della forza. 'Il momento più felice della mia vita', ha detto, 'è stato quando ho pensato di trasformare l'Armata Rossa in un esercito del lavoro per ricostruire la Russia'. Trotsky avrebbe probabilmente organizzato con successo questo esercito del lavoro, rendendolo un vero e proprio esercito, con ferree regole e disciplina militare. Un esercito è il perfetto strumento di lavoro per Trotsky. Egli preferisce un esercito del lavoro anziché un esercito militare perché il costruire lo rende più felice del distruggere.
"È difficile prevedere se Trotsky avrà o meno un'altra possibilità di sperimentare come avrebbe voluto questo suo esercito del lavoro, ma questa è la sua ambizione. È opinione di Lenin che questo è un esperimento che può essere portato avanti solo a patto che gli uomini stessi vogliano sottomettersi a questo piano per il bene della Russia. Secondo Lenin gli uomini non lavorano mai in modo efficiente se essi non vogliono. Trotsky risponde a questo argomento dicendo: 'Ma noi abbiamo un vantaggio sul resto del mondo in questo rispetto; noi possiamo tentare tutti gli schemi che ci piacciono, e se non funzionano possiamo cambiare le nostre idee a proposito'.
"Circa tre anni fa [1920] Lenin nominò Trotsky ministro delle ferrovie, in aggiunta al suo posto di ministro della guerra. Trotsky prese a viaggiare lungo tutta la Russia, trovando generalmente disastrosa la condizione dei trasporti ed i lavoratori delle ferrovie disanimati, come un tempo egli aveva trovato i soldati russi. Egli cominciò immediatamente a lavorare con tutte le sue forze alla ricostruzione dei trasporti. Se un treno era in ritardo, ne sarebbe dovuta dare una spiegazione delle cause di ciò, ma in quei tempi nessuno rispettava questa regola. Di fatto nessuno era mai stato seriamente interessato agli esatti orari di arrivi e partenze sotto nessun regime. La transiberiana era l'unico tratto ferroviario che oprava in Russia con efficienza. Ma Trotsky prese a criticare questo fatto in modo così incessante da lasciare attonito il personale ferroviario. Illeciti, pigrizia ed indifferenza erano sempre stati una costante per loro, ed essi non avevano alcun dubbio che sarebbe sempre stato così, sotto qualsivoglia tipo di controllo governativo. Trotsky rispose a questo stato di cose minacciandoli di imprigionamenti e persino di condanne capitali. Il risultato fu che i sindacati si alzarono minacciando uno sciopero generale. La situazione andava mettendosi sempre peggio. Alla fine Lenin, per evitare una crisi nazionale, sostituì Trotsky e scrisse a proposito una lettera aperta ai sindacati, mentre Trotsky mostrò la sua reale finezza di carattere accettando in silenzio la sconfitta. Ma è certo che se egli fosse lascito in carica la situazione dei trasporti non sarebbe oggi in Russia quella che è, e migliaia di vite nelle aree più povere sarebbero state salvate."
Nel 1923 Trotsky formò l'Opposizione di Sinistra che nel decennio successivo contrastò l'ondata reazionaria dello stalinismo nella Russia sovietica. L'Opposizione venne però sconfitta e Trotsky fu espulso prima dal partito e dal Comintern, per poi essere nel 1927 esiliato in Turchia. Nel 1933 egli abbandonò i suoi sforzi per riformare il Comintern e cominciò a lavorare alla costruzione di una nuova Internazionale. Egli considerò il suo lavoro per conto della Quarta Internazionale come uno dei compiti più importanti della sua intera vita.
Trotsky fu ucciso con un colpo di piccone sulla testa da un sicario stalinista. Il suo ultimo articolo, ch'egli lascio ancora non rifinito sulla sua scrivania, riguardava la difesa del marxismo dai revisionisti e dagli scettici contemporanei.
Con queste parole James P. Cannon (suo collaboratore negli USA) dà il suo ultimo saluto a Trotsky in occasione del suo necrologio funebre (In memoria del vecchio uomo, 28 agosto 1940)
"Il compagno Trotsky fu condannato a morte anni addietro. I traditori della rivoluzione sapevano che la rivoluzione, con la sua tradizione e la sua speranza, viveva in lui. Tutte le risorse di un potente stato, messe in moto dall'odio e dal sentimento di vendetta di Stalin , furono riservate all'assassinio di un singolo uomo senza risorse e con solo una manciata di stretti collaboratori. Tutti i suoi aiutanti sono stati uccisi, sette fedeli segretari ed i suoi quattro figli [...]
"I predoni capitalisti di tutto il mondo hanno compreso il significato del nome di Trotsky. L'amico degli oppressi, il fautore di rivoluzioni, era l'incarnazione di tutto ciò che essi più odiavano e temevano! Anche nella morte essi gli porgono oltraggio. I loro giornali spargono sporcizia sul suo nome. Egli fu esiliato dal mondo nei tempi della reazione. Nessuna porta gli venne aperta da nessuna parte se non nella Repubblica del Messico. Il fatto che a Trotsky fu sbarrato l'ingresso in tutti gli stati capitalisti è di per sé la più chiara refutazione delle menzogne degli stalinisti, di tutte le loro folli accuse secondo le quali egli avrebbe tradito la rivoluzione per rivoltarsi contro i lavoratori. Gli stalinisti non hanno mai convinto di questo il mondo capitalista. Neppure per un momento.
"I capitalisti – di tutti i tipi – temono ed odiano perfino il suo corpo ormai senza vita! Le porte della nostra grande democrazia sono aperte a molti rifugiati politici, certamente. Ogni sorta di reazionari; canaglie democratiche che hanno tradito ed abbandonato i loro popoli; monarchici e persino fascisti – tutti sono stati accolti con un benvenuto nel porto di New York. Ma neanche il corpo senza vita dell'amico degli oppressi ha trovato asilo qui!".

Trubetskoi E. N. (1863-1920)
principe, uno degli ideologi del liberismo borghese russo, filoidealista. Cadetto fino al 1906, fu in seguito uno degli organizzatori del partito monarchico costituzionale del "rinnovamento pacifico". Dopo la Rivoluzione d'Ottobre lottò contro il potere sovietico appoggiando attivamente Denikin.

Tsereteli I. G. (1882-1859)
socialdemocratico georgiano, uno dei capi del menscevismo, ai tempi della prima guerra mondiale centrista. Dopo la rivoluzione democratico-borghese del febbraio 1917 fu membro del CE del Soviet di Pietrogrado; nel maggio 1917 entrò a far parte del governo provvisorio borghese quale ministro delle poste e dei telegrafi. Dopo gli avvenimenti di luglio rimpiazzò Lvov come ministro degli interni. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre Tsereteli guidò il blocco antisovietico nell'Assemblea Costituente che rifiutò di accettare il governo dei Soviet. Durante la guerra civile lavorò attivamente per la costituzione del governo menscevico in Georgia, venne però sconfitto dall'Armata Rossa guidata da Stalin (in quello che è noto come l'Incidente Georgiano) e fu costretto ad abbandonare la Russia.

Tsiurupa A. D. (1870-1928)
eminente esponente dello Stato sovietico. Commissario del popolo agli approvvigionamenti (1918), vice presidente del Consiglio dei Commissari del popolo (1921) e , successivamente, Commissario del popolo all'Ispezione operaio-contadina e presidente del Gosplan.

Tso-lin Chang (1873-1928)
signore della guerra cinese, appoggiò il controllo dei giapponesi sulla Manciuria negli anni '20. Nel 1928 venne assassinato dai militari giapponesi quando questi si decisero a preparare un intervento armato diretto in Manciuria.

Tugan (Tugan-Baranovsky), Mikhail (1865-1919)
marxista russo seguace di Bernstein. Successivamente continuò ad essere socialista, ma rinnegò il marxismo. Autore di numerosi scritti sulle crisi capitalistiche.

Turati Filippo (1857-1932)
leader dell'ala più moderata e riformista del Partito socialista, fu il sostenitore di una politica di collaborazione e di apertura alla borghesia. Animatore insieme ad Anna Kuliscioff della rivista Critica sociale, venne eletto deputato nel 1896. Nel 1903 Giolitti gli offrì di entrare al governo ma le resistenze interne glielo impedirono. Nell'immediato dopoguerra, quando il partito si esprimeva a favore di un rapporto costante con l'IC, Turati invitava nuovamente alla ripresa del dialogo con Giolitti. Nel '22 l'ala riformista si scindeva dal PSI, dando vita al Partito Socialista Unitario Italiano (PSUI).

Turgenev ( - )

Tylor Edward Burnett (1832-1917)
eminente antropologo ed etnologo inglese, professore a Oxford.


Ultima modifica 25.06.2001