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Labourbe Jeanne Marie (1879-1919)
figlia di un esponente della Comune di Parigi. Nel 1896 partì per la Russia, dove lavorò come maestra. Partecipò alla guerra civile e lottò attivamente contro gli interventisti e le guardie bianche. Nel 1918 costituì a Mosca il "gruppo comunista francese". Dal febbraio 1919 fu ad Odessa per svolgere un lavoro di propaganda tra le truppe degli interventisti e diresse il giornale Le Communiste, diffuso tra i soldati e i marinai francesi. Nel marzo 1919 fu catturata e fucilata dal controspionaggio francese.
Labriola Antonio (1843-1904)
filosofo e uomo politico socialista. Si formò all’Università di Napoli ed ancora giovane si fece notare con alcuni scritti di rilievo (tra i quali una monografia su Socrate del 1869). Dal 1873 fu professore di filosofia morale e di pedagogia all’Università di Roma; in questo periodo fui politicamente vicino alla Destra, ma ben presto (1875-76) se ne venne staccando, per iniziare una critica penetrante del mondo culturale italiano che lo avvicinava ai gruppi radicali e socialisti. Nel 1890, entrato in corrispondenza con Engels (Lettere ad Engels, pubblicate per la prima volta tra il 1924 e il 1929), iniziò lo studio sistematico dei testi di Marx ed Engels. Si staccò allora decisamente dai gruppi radicali, per dedicarsi alla formazione di un partito dei lavoratori; quando poi però questo partito sorse (nel 1892), egli ne restò formalmente fuori per seri dissensi con Filippo Turati e con gli altri esponenti del socialismo italiano.
Labriola si impegnò in un’opera di divulgazione del marxismo, opera che risultò in realtà una elaborazione originale che lo pose come il primo e certamente come uno dei maggiori studiosi italiani del marxismo. La sua polemica si svolse su due fronti:
- contro le revisioni e le volgarizzazioni deterministiche e positivistiche del marxismo, ne affermò il significato integralmente storicistico e antimetafisico;
- contro i fautori della "crisi" e del "superamento" del marxismo in nome delle nuove teorie volontaristiche, pragmatistiche ed individualistiche, egli attribuì al materialismo storico carattere non di semplice "canone per la interpretazione della storia", ma di integrale concezione del mondo.
I suoi scritti principali di carattere marxista sono: In memoria del Manifesto dei comunisti (1895), La concezione materialistica della storia: dilucidazione preliminare (1896); Discorrendo di socialismo e di filosofia (1897). Il suo insegnamento ha lasciato una traccia profonda nella cultura italiana anche per l’influenza esercitata, con diversi esiti, su Croce e Gramsci.
Ecco come lo ricorda Trotsky ne La mia Vita: "Fu nella mia cella che lessi con delizia due noti saggi di un vecchio italiano marxista-hegeliano, Antonio Labriola, che giunsero in galera in edizione francese. Diversamente da molti scrittori latini, Labriola padroneggiava la dialettica materialista, se non in politica - nella quale era confuso - almeno nella filosofia della storia. Il brillante dilettantismo della sua esposizione in realtà nascondeva una perspicacia veramente profonda. […] Malgrado siano passati trent'anni da quando ho letto i suoi saggi, il senso generale dei suoi rgomenti è ancora fermamente trincerato nella mia memoria, insieme col suo continuo refrain 'le idee non cadono dal cielo'."
Labriola Arturo (1873-1959)
politico ed economista italiano. Militante socialista, fu costretto a riparare in Svizzera prima ed in Francia poi per aver partecipato alle agitazioni del 1898. In esilio si avvicinò alle teorie di Sorel e, tornato in Italia, fondò e diresse l’Avanguardia socialista, (1902-1906), di ispirazione rivoluzionaria. Uscito dal Partito socialista nel 1907, nel 1913 fu eletto alla Camera come socialista "indipendente" e si schierò con gli interventisti. Avverso al fascismo fu costretto ad emigrare.
Ladebour Georg (1850-1947)
socialdemocratico tedesco, centrista.
Lafargue Charles étienne (Schnappy) (1868-1872)
figlio di Laura e Paul Lafargue.
Lafargue Francois ( -1870)
padre di Paul Lafargue.
Lafargue Laura (1845-1911)
seconda figlia di Karl Marx, moglie di Paul Lafargue.
Lafargue Paul (1842-1911)
nato a Santiago, Cuba, da genitori misti. Da ragazzo si trasferì in Francia con la sua famiglia; qui prese a studiare medicina e si avvicinò per la prima volta alla politica, come seguace di Proudhon; dal 1861 cominciò ad appoggiare il movimento repubblicano, poi divenne uno dei leader della sinistra marxista del movimento operaio francese e co-fondatore del Partito operaio francese (1879). Fu membro della I Internazionale come segretario corrispondente per la Spagna dal 1866 al 1868 e co-fondatore delle sezioni francese, spagnola e del Portogallo. In questo modo divenne amico di Marx ed Engels, le cui posizioni teoriche prese a sostenere. Nel 1868 si sposò con Laura, la seconda figlia di Marx; i Lafargue iniziarono così decenni di vita e lavoro politico comune, supportati finanziariamente da Engels. Nel 1870-71 partecipò alle agitazioni operaie di Parigi e di Bordeaux; dopo la caduta della Comune fuggì in Spagna per poi trasferirsi definitivamente a Londra, dove fu condannato ad un anno di carcere a seguito della sua attività politica.
Lafargue lottò sempre contro il riformismo di Millerand (cioè contro l’entrata dei socialisti nei parlamenti borghesi) e scrisse molto, seppur commettendo svariati errori, in difesa del marxismo rivoluzionario.
Lafargue era un ottimo oratore ed ha scritto numerosi lavori sul marxismo rivoluzionario, incluso l'ironico e ben conosciuto Il diritto d'essere pigri ed Evoluzione e proprietà. Nel 1911, l'ormai anziana coppia decise di suicidarsi, nella coscienza di non aver ormai più nulla da dare al movimento dei lavoratori cui avevano dedicato tutta la loro vita.
La Follette Robert M. (1855-1925)
repubblicano americano senatore per il Wisconsin che si presentò alle presidenziali del 1924; candidatura che venne per qualche tempo ebbe la possibilità di essere appoggiata anche dai leader del Partito Comunista americano.
Landau Kurt (1903-1937)
militante del KPD e relatore di Die Rote Fahne, nel 1928 si era schierato con l’Opposizione di Sinistra, animando il giornale Der Neue Mahnruf. A Berlino era stato il principale dirigente dell’Opposizione unificata tedesca (dopo la rottura col Leninbund) e nell’aprile del ’30 era stato nominato membro del SI provvisorio dell’OSI. Poco dopo (1931) nascevano le divergenze con l’Opposizione e la rottura. Egli mantenne in vita una propria organizzazione che pubblicava il giornale Die Funke. Continuò a mantenere contatti con gli altri gruppi a livello internazionale nel tentativo di dar vita ad una corrente internazionale indipendente. Fu ucciso dagli stalinisti durane la guerra di Spagna.
Landsbury George (1859-1940)
uno dei capi del Partito laburista inglese, deputato.
Lange Friedrich Albert (1828-1875)
scrittore e politico borghese tedesco; autore di rinomati libri quali The Labour Question: Its Significance for the Present and Future e di Storia del Materialismo (giudicato da Plechanov – nella prefazione dell’edizione russa del Manifesto del Partito Comunista – come scritto utile per fare chiarezza sul materialismo).
Marx scrisse di Lange, in una lettera ad Engels dell’11 marzo 1865 : "Siebel mi ha spedito il pamphlet di Lange. Lo trovo innanzitutto confusionario e intriso di malthusianismo mischiato con un po’ di darwinismo; ma c’è anche qualcosa di interessante contro Lassalle e contro le cooperative di consumo borghesi".
Lanzillo Agostino (1886-1952)
economista e uomo politico, partendo da posizioni sindacaliste soreliane, approdò al fascismo (dal quale più tardi si allontanò).
Laplace, Pierre Simon de (1749-1827)
matematico e astronomo francese; provò matematicamente l’origine del sistema solare da una nebulosa, senza intervento divino.
Lassalle Ferdinand (1825-l864)
socialista tedesco, prese parte alla rivoluzione del 1848 e fu fondatore dell’Associazione generale dei lavoratori tedeschi nel 1863. Lassalle, che fu un hegeliano dell’ala conservatrice, propagandò la cosiddetta "legge ferrea dei salari", che sanciva l’impossibilità di continui aumenti salariali. Egli era un perfetto idealista; in opposizione al marxismo, Lassalle spiegava che mentre la società borghese 'garantiva' l'illimitato sviluppo delle forze produttive, l'idea morale del proletariato è quella di rendere la produzione ed i servizi utili per la comunità. Lassalle credeva che il proletariato rappresentasse la comunità, solidarietà e reciprocità di interessi. Credeva quindi che la causa dei lavoratori è perciò la causa dell'umanità: quando il proletariato guadagna supremazia politica, i creano allora un più alto grado di moralità, di cultura e di scienza, le quali portano ad uno sviluppo della civiltà. Lassalle, come Hegel, credeva nello Stato quale organo di diritto e di giustizia. Credeva quindi che l proletariato potesse vincere solo attraverso lo Stato; in Scienza ed operaio, scrisse: "Il corso storico è una lotta contro la natura, contro l'ignoranza e l'impotenza, e, quindi, contro la schiavitù e contro ogni genere di sottomissione alla quale siam stati sottomessi dalle leggi stesse di natura sin dall'inizio della storia. Il progressivo superamento di tale impotenza è l'evoluzione della libertà, della quale la storia dà prova. In questa battaglia l'umanità non avrebbe fatto alcun passo avanti se gli uomini avessero deciso di lottare singolarmente, ognuno per se stesso. Lo Stato è la contemplata unità e la cosciente cooperazione degli individui in un organismo morale unico; la sua funzione è quella di portare avanti questa battaglia, attraverso una combinazione che moltiplica di un milione di volte le forze di tutti gli individui in esso concentrati e che accresce di un milione di volte il potere che ogni singolo individuo sarebbe capace di esercitare singolarmente". Spiego quindi che "Il compito dello Stato è l'educazione e lo sviluppo della libertà del genere umano". Inutile rimarcare ulteriormente le differenza tra questa visione dello Stato, che, in quanto portatore della causa del proletariato. Rende inutile la necessità di una rivoluzione, e la l'interpretazione materialista, la quale giudica lo Stato come lo strumento dell'oppressione di una classe sulle altre.
In quanto unico leader socialista della sua generazione non costretto all’esilio, riuscì comunque, malgrado i suoi difetti teorici, ad esercitare una forte influenza sul movimento proletario tedesco. I suoi seguaci parteciparono alla fondazione del Partito socialdemocratico tedesco.
Ucciso in duello dal Conte di Racowitza il 31 agosto 1864.
Per le critiche di Marx ed Engels, si veda Critica del Programma di Gotha.
Latsis M. I. (Subrabs J. F.) (1888-1938)
esponente del partito comunista e dello Stato sovietico, membro del Partito bolscevico dal 1905. dopo l’Ottobre fui membro del collegio della Commissione straordinaria per la lotta contro la controrivoluzione e il sabotaggio e del Commissario del popolo agli affari interni.
Laufenberg Heinrich (1872-1932)
socialdemocratico di sinistra tedesco. Internazionalista durante la prima guerra mondiale; dopo la rivoluzione del novembre 1918 entrò nel Partito comunista di Germania, dove si mise alla testa dell’opposizione di sinistra che sosteneva le concezioni anarco-sindacaliste e piccolo borghesi del "bolscevismo nazionale". Alla fine del 1919 fu uno degli organizzatori della scissione nel Partito comunista di Germania e della fondazione nell’aprile 1919 del Partito operaio comunista di Germania, da cui, alla fine del 1920, fu espulso.
Laval Pierre (1883-1945)
uomo politico reazionario francese, deputato dal 1914; socialsciovinista accanito.
Law Harriet (1832-1897)
leader ateo inglese, membro della I Internazionale.
Lazzari Costatino (1857-1927)
nel 1885 fu tra i fondatori del POI, il Partito Operaio Italiano, un’organizzazione a carattere prevalentemente economicista, che si trasformerà dieci anni dopo nel Partito socialista italiano. Fu uno degli esponenti principali dell’ala intransigente che negli anni della guerra si espresse per un fermo antimilitarismo. A Livorno si dichiaro contro la scissione del PCd’I e si schierò a fianco dei massimalisti. Nel 1921 si recò a Mosca dove si convinse della necessità di aderire all’IC e di rompere con l’ala riformista del PSI, ma non di fondersi col giovane Partito comunista. La sua mozione al congresso di Milano (1921) favorevole alla III internazionale, fu messa in minoranza.
Legien Carl (1861-1920)
socialdemocratico di destra tedesco, leader sindacale revisionista. Socialsciovinista estremo durante la guerra mondiale; negli anni 1919-1920, membro dell’Assemblea nazionale della Repubblica di Weimar. Lottò contro il movimento rivoluzionario del proletariato.
Lenin Vladimir Il’ic (1870-1924)
pseudonimo di V. I. Ul’janov. Figlio di un ispettore scolastico. Nel maggio 1887 il fratello maggiore Aleksej venne impiccato per aver partecipato alla preparazione di un attentato contro Alessandro III; questo fatto contribuì a convincere il giovane Lenin dell’erroneità della pratica rivoluzionaria dei populisti che intendevano sollevare i contadini compiendo atti terroristici esemplari. Espulso lo stesso anno dall’Università di Kazan, si trasferì prima a Samara e poi a Pietroburgo (dove nel 1891 si laureò in giurisprudenza); in quegli anni compì ampi studi di politica e di economia che lo avvicinarono al marxismo e lo portarono a delineare, nella polemica contro i narodniki (populisti) e nell’analisi della struttura economica russa, la sua concezione del processo rivoluzionario. è di questo periodo il suo saggio Che cosa sono gli ‘amici del popolo’ e come lottano contro i socialdemocratici? (1894). Tornato da un viaggio in Svizzera durante il quale fece la conoscenza di Plechanov, fondò a Pietroburgo il gruppo "Emancipazione del lavoro", per l’unificazione dei gruppi rivoluzionari, ma nel dicembre venne arrestato e scontò quattordici mesi di carcere e tre anni di esilio in Siberia; qui sposò N. Krupskaya e si concentrò negli studi di economia e storia che culminarono con Lo sviluppo del capitalismo in Russia (1899), saggio che descrive la singolarità della formazione economico-sociale russa (con particolare riguardo alla questione agraria) facendone derivare una specifica strategia rivoluzionaria.
Nel 1900, costretto all’esilio, si trasferì prima a Monaco e poi a Zurigo, dove raggiunse Plechanov e Martov con i quali fondò il periodico Iskra (Scintilla) allo scopo di diffondere il marxismo in Russia e riorganizzare il Partito operaio socialdemocratico russo. Dopo Zurigo, come tappa seguente dell'esilio, venne Londra. "Quando Lenin andò all'estero all'età di trent'anni" racconta Trotsky, che proprio a Londra, dopo essere fuggito dalla Siberia, lo conobbe per la prima volta, ne La mia vita, "era già completamente maturo. In Russia, nei circoli studenteschi, nei gruppi socialdemocratici e nelle colonie degli esiliati, egli era un personaggio di spicco. Non poteva non realizzare questo suo potere, se non altro per il fatto che chiunque lo incontrasse o lavorasse con lui glielo dimostrava in modo chiaro. Quando lasciò la Russia, possedeva già un ottimo equipaggiamento teorico ed un solido bagaglio d'esperienza rivoluzionaria. All'estero, c'erano collaboratori che lo attendevano: il gruppo di 'Emancipazione del lavoro' e, primo fra loro, Plechanov […]" con questi Lenin entrò presto in contrasto, "Ma Lenin era vigoroso. Tutto ciò di cui necessitava era la convinzione che i più anziani erano incapaci di assumersi una leadership diretta dell'organizzazione militante dell'avanguardia proletaria nella rivoluzione ch'era chiaramente vicina. I più anziani - e non erano gli unici - si sbagliavano nel loro giudizio; Lenin non era semplicemente un rimarcabile lavoratore del partito, egli era un leader, un uomo in cui ogni fibra era tirata verso il raggiungimento di un fine particolare, un uomo che infine, dopo aver lavorato fianco a fianco coi più anziani, aveva realizzato di essere un leader e di essere più forte e più necessario di loro. Nel mezzo degli ancor vaghi atteggiamenti che eran comuni nel gruppo che sorreggeva le bandiere dell'Iskra, Lenin solo, ed in modo definito, concepiva il 'domani', con tutte le sue severe fatiche, i suoi crudeli conflitti e le innumerevoli vittime". A quel punto prese a lavorare per raggiungere massima indipendenza dai membri più anziani e soprattutto da Plechanov. Presto divenne il leader politico dell'Iskra, "Martov era il più bravo nello scrivere, lo faceva con tale semplicità e con tale continuità come quelle che mostrava nel suo parlare. Lavorando fianco a fianco con Lenin, Martov, il suo compagno più stretto, cominciava già a non sentirsi tanto a suo agio. I due si davano ancora del 'tu', ma una certa freddezza cominciava già a scorrere nelle loro mutue relazioni. […] Le differenti linee politiche non avevano avuto ancora il tempo di formarsi, non avevano ancora neppure iniziato a farsi sentire". Non molto più tardi, però, emersero tra i socialisti russi rilevanti contrasti a carattere organizzativo e strategico, contrasti che nel Secondo Congresso (Bruxelles-Londra, 1903) evidenziarono due tendenze: da un lato i bolscevichi (maggioritari), che guidati da Lenin sostenevano la necessità di un partito fortemente centralizzato diretto da rivoluzionari di professione, dall’altro i menscevichi (minoritari), cioè P. Aksel’rod, Vera Zasulic, Martov, il giovane Trotsky, ecc. In realtà, l’oggetto del contendere era quale ruolo avrebbe dovuto avere la classe operaia nella rivoluzione russa: mentre per i leninisti essa avrebbe svolto un ruolo da protagonista (di qui la necessità di un partito che non subisse influenze e impulsi borghesi e piccolo borghesi), i menscevichi ritenevano invece primario contribuire alla rivoluzione democratico-borghese. In questi anni gli scritti di Lenin graviteranno intorno a questo tema: Che fare? (1902), Un passo avanti, due indietro (1904), Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica (1905).
A rafforzare la posizione di Lenin venne la rivoluzione del 1905, nella quale nacquero i primi consigli operai (Soviet); questa mise in evidenza il ruolo decisivo del proletariato in un processo di rinnovamento, evidenziando altresì la necessità di una salda organizzazione rivoluzionaria. "Lenin non prese parte attiva nel lavoro dei Soviet, e mai vi fece discorsi. Inutile dire ch'egli guardava con attenzione ogni loro passo; influenzava le loro politiche attraverso i rappresentanti bolscevichi e commentava per iscritto il loro lavoro. Non vi era alcuna questione nella quale Lenin fosse in disaccordo con i Soviet" (Trotsky, ibidem).
Al congresso dell’Internazionale del 1907, Lenin e Rosa Luxemburg presentarono e fecero approvare una risoluzione sulla guerra che sosteneva, qualora il proletariato non fosse riuscito a impedire il conflitto, la sua trasformazione in lotta rivoluzionaria contro il capitalismo.
Sempre attento alle questioni teoriche, in questi anni Lenin si impegnò nell’approfondimento di alcuni temi concettuali del marxismo e in Materialismo ed empiriocriticismo (1909), anche in polemica con alcuni compagni di partito, tese a sottolineare l’autosufficienza teorica del marxismo e la sua inconciliabilità con ogni forma di idealismo (avrebbe ripreso gli studi filosofici negli anni 1914-16).
Allo scoppio della prima guerra mondiale, in Svizzera, denunciò il fallimento dell’Internazionale e aprì una durissima polemica con i partiti socialisti europei che, tradendo lo spirito dell’internazionalismo, avevano sostenuto lo sforzo bellico dei rispettivi governi; contribuì dunque all’organizzazione delle conferenze di Zimmerwald (1915) e Kienthal (1916), nelle quali sostenne la necessità di trasformare in rivoluzione la guerra imperialista e l’edificazione di un nuovo internazionalismo socialista.
In questi stessi anni scrisse Imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), analisi della spartizione del pianeta, culminata nel conflitto mondiale, operata dalle grandi potenze sotto l’impulso del capitale finanziario.
Scoppiata la rivoluzione di febbraio, raggiunse la Russia nell’aprile 1917 con i più stretti collaboratori in un treno speciale autorizzato dal governo tedesco ad attraversare la Germania; "[p]oiché aveva passato quindi anni all'estero durante i suoi esili, Lenin conosceva le maggiori figure del partito che risiedevano in Russia solo attraverso la sua corrispondenza con loro. Solo dopo la Rivoluzione [del 1917] egli potè stare a stretto contatto e vederli a lavoro. Conseguentemente egli dovette mutare le sue opinioni, basate su resoconti indiretti, per farsene di nuove" (Trotsky, ibidem). Giunto in Russia pose subito all’ordine del giorno l’abbattimento del governo Kerensky, che intendeva continuare la guerra, facendo leva sullo sviluppo di dualismo di potere che si stava manifestando in modo vistoso per impulso dei Soviet; propose di rinominare l’organizzazione Partito comunista (bolscevico) russo (Tesi d’aprile). Rifugiatosi in Finlandia per sfuggire all’arresto, nell’agosto 1917 scrisse Stato e rivoluzione in cui riprendeva a sviluppare le idee di Marx sulla dittatura del proletariato e sulla trasformazione rivoluzionaria dello Stato nell’autogoverno dei produttori (che egli intendeva attuare attraverso il movimento dei Soviet), mentre dalla clandestinità preparò la seconda fase della rivoluzione ponendo gli obiettivi della pace immediata, della distribuzione della terra ai contadini e del passaggio del potere ai Soviet.
Capo del governo dei commissari del popolo dopo l’insurrezione del 7 novembre 1917, accettò le gravi clausole imposte dalla Germania per la firma del trattato di pace (Brest-Litovsk, marzo 1918). In quest’occasione dovette scontrarsi con un’opposizione interna al partito (Bucharin e Trotsky) favorevole alla continuazione della guerra. Questi ritenevano infatti utile "esportare", attraverso la continuazione della guerra, la rivoluzione in Europa (ciò rientra chiaramente nella teoria della "rivoluzione permanente" di Trotsky). Lenin, pur condividendo lo spirito di questa proposta, ritenne inopportuno seguire questo tipo di politica, dati i rapporti di forza nettamente sfavorevoli in cui veniva a trovarsi la Russia, le pessime condizioni della popolazione e l’inizio di una sanguinosa guerra civile (nella quale, nel 1918, lo stesso Lenin fu ferito gravemente in un attentato eseguito da una socialista rivoluzionaria).
Contemporaneamente Lenin diede grande impulso alla formazione e allo sviluppo dell’Internazionale Comunista (1919), che separò definitivamente i comunisti dai socialisti e servì da strumento dell’organizzazione internazionale del proletariato. Quest’atto fu di fondamentale importanza, anche in relazione al fatto che i bolscevichi erano perfettamente consci che la realizzazione del comunismo fosse possibile solo a livello mondiale e che l’esito della rivoluzione fosse riposto nei suoi sviluppi internazionali, dato che l’aver spezzato "l’anello più debole" della catena dell’imperialismo mondiale (l’arretrata Russia degli zar) e il permanere d una situazione di accerchiamento rendevano estremamente difficile se non impossibile l’edificazione socialista. Sono di questi anni vari scritti di politica internazionale quali La rivoluzione del proletariato e il rinnegato Kautsky(1918), che apriva una polemica con il socialismo riformista che faceva da preludio alla fondazione della III Internazionale, e Estremismo, malattia infantile del comunismo (1920), in cui criticava il settarismo di alcuni dei partiti dell’Internazionale.
Sul terreno economico, passata la fase del "comunismo di guerra", nel marzo 1921 tentò di avviare la ricostruzione del paese lanciando la "nuova politica economica" (NEP), parziale e provvisoria ripresa dell’iniziativa privata nell’agricoltura e nel commercio.
Colpito da paralisi nel maggio 1922, continuò a seguire dal soggiorno di cura a Gorki, nelle vicinanze di Mosca, gli sviluppi dello Stato sovietico, impegnando il suo enorme prestigio soprattutto nella lotta all’incipiente burocratizzazione del partito e dello Stato (è del dicembre 1922 il celebre "Testamento" in cui caldeggiava la rimozione di Stalin dalla carica di Segretario generale del partito. Da una nuova paralisi non si sarebbe più ripreso.
Lenin aveva una forte coscienza internazionalista, sapeva benissimo che nell'isolata Russia il comunismo era impossibile. Credeva però ciecamente in un prossimo scoppio rivoluzionario (di cui certo i segno non mancavano) nell'Occidente rivoluzionario, segnatamente in Germania. A queta prospettiva egli aveva legato la strategia della rivoluzione in Russia, spezzare "l'anello più debole della catena imperialistica mondiale" avrebbe infatti voluto dire dare il "la" alla rivoluzione europea. Ecco come Stalin, prima di tradire completamente il marxismo e di iniziare quel processo controrivoluzionario che porterà all'espulsione dei marxisti dall'Internazionale e dai partiti suoi membri, presenta il pensiero di Lenin nella prima edizione del suo Principi del leninismo "Abbattere il potere della borghesia e stabilire il potere del proletariato in un paese non equivale a garantire la completa vittoria del socialismo […] Il compito principale del socialismo – l’organizzazione della produzione socialista – è ancora avanti. Può questo compito essere realizzato? è possibile ottenere la vittoria del socialismo in un solo paese, senza lo sforzo combinato dei proletari di svariati paesi avanzati? No, non lo è. Gli sforzi di un paese sono sufficienti ad abbattere la borghesia – questo è ciò che la storia c’insegna. Per la vittoria finale del socialismo, per l’organizzazione della produzione socialista, gli sforzi di un solo paese, specialmente un paese contadino come la Russia, non sono sufficienti – per questo sono necessari gli sforzi dei proletari di svariati paesi avanzati […] Questi, in generale sono i fattori caratteristici della teoria leninista della rivoluzione proletaria". Tale analisi sarebbe poi scomparsa nella seconda edizione dello stesso libro, edizione realizzata qualche mese dopo.
"Uomo di grande passione morale, Lenin non poteva immaginare cose come l'indifferenza verso le persone. Un pensatore, un osservatore, uno stratega, egli era soggetto a spasmi d'entusiasmo verso la gente. Anche Krupskaya menziona, nelle sue memorie, questa sua caratteristica. Lenin non ha mai giudicato un uomo alla prima apparenza, facendone una stima approssimativa. Il suo occhio era come un microscopio; esso ingrandiva di svariate volte i tratti che entravano nel suo campo visivo. Egli si innamorava spesso delle persone, nel vero senso della parola. Ed in quelle occasioni io lo prendevo in giro: 'Lo so, lo so, stai vivendo un'altra storia d'amore'. Lenin prendeva allora coscienza di questa sua caratteristica e come risposta faceva una risata, un po' imbarazzata, ma anche un po' arrabbiata. […] Lenin amava i dettagli della vita, i piccoli fatti e le osservazioni casuali che lo conducevano, senza menare il can per l'aia, direttamente al cuore delle cose. Non poteva sopportare il prendere la vita reale per una tangente […] Poiché l'autorità degli epigoni viene mantenuta impedendo alla gente di dubitare della sua infallibilità, così anche Lenin è rappresentato nella loro letteratura non come uno stratega rivoluzionario che mostrava genio nei suoi giudizi, ma come un automa dalle decisioni perfette. La parola genio in relazione a Lenin è stata usata per la prima volta da me, in un tempo in cui molti altri non avevano il coraggio di pronunciarla. Sì, Lenin era un genio, per quel che un uomo può essere tale. Ma non era affatto una calcolatrice automatica che non commette errori. Egli ne faceva meno spesso di chiunque altro avesse occupato la sua posizione; ma nondimeno ne faceva, ed anche di gravi, in relazione all'immensa portata di tutto il suo lavoro". (Trotsky, ibidem).
Lensch Paul (1873-1926)
socialdemocratico tedesco, membro dell’ala sinistra del partito sino allo scoppio della prima guerra mondiale, dopodiché divenne sciovinista. il suo spostamento a destra continuò anche dopo la fine del conflitto bellico, fino a portarlo alle dipendenze (come giornalista ed editore) di Hugo Stinnes, magnate capitalista. Nel 1922 fu poi espulso dall’SPD.
Leone 13esimo
nella situazione generale dell'Europa fine Ottocento, la Chiesa di Roma non esisteva come Stato e ne conseguiva un minor interesse da parte delle grandi potenze ad influire sull'elezione di un papa. L'esercizio del diritto di ‘veto’ perse in definitiva molta dell'importanza che aveva avuta; piuttosto le varie nazioni si dettero da fare per ottenere dal governo italiano garanzie sulla piena libertà e sicurezza dello svolgimento del conclave che si aprì in Roma il 18 febbraio 1878.
Il conclave durò molto poco, appena 36 ore, e vide come risultato l’elezione del cardinale Gioacchino Pecci, che, durante il pontificato di Pio nono, era stato chiaramente all’opposizione.
In ogni caso, almeno nei primi dieci anni del suo pontificato, Leone 13esimo nel rapporto con l'Italia non si allontanò dalla linea di Pio nono; i cattolici dovevano mantenersi fedeli al ‘Non expedit’, nel rifiuto della partecipazione alla vita pubblica.
Due mesi dopo la sua elezione, con l'enciclica Imperscrutabili, Leone ribadisce il rifiuto di accettare la perdita del potere temporale: la chiusura verso l'Italia è totale. Soltanto nel 1887 sembra che cominci il disgelo, ma l'illusione dura poco e la diplomazia vaticana, in crisi in Italia, cerca una soluzione all'estero e l'Europa diventa il campo d'azione del rinnovamento. Prima di tutto con la Germania; messo da parte lo scontro frontale con il Bismarck, si cerca il compromesso, e con la visita di Guglielmo secondo in Vaticano del 12 ottobre 1888 si chiude ufficialmente la battaglia del Kulturkampf. Le grandi nazioni di tutto il mondo apprezzeranno il talento diplomatico della Chiesa di Roma, che in due occasioni diventerà arbitra d'importanti contese internazionali: fra Spagna e Germania per le isole Caroline, fra Spagna e Stati Uniti per Cuba.
E il 15 maggio 1891 arriva la Rerum Novarum e la riconciliazione tra chiesa e liberalismo in senso antisocialista, con le sue proposte sociali nell'invito agli uomini di governo ad osservare la legge morale della giustizia, evitando la guerra di classe. Ma anche se l'enciclica ebbe un'enorme risonanza, arrivava in ritardo, sfondava una porta aperta: il socialismo si era già impadronito delle masse e il papa Pecci oltretutto parlava da aristocratico qual era.
Nell'enciclica Graves de communi re del 1901, il papa riconosce il movimento democratico cristiano, ma ne limita il raggio d'azione.
La Francia lo delude: vi si registra un ritorno di fiamma anticlericale e nel clima di tensione tra Chiesa e Stato, che ricorda i tempi napoleonici, si delinea il fallimento dell'universale spirito di cristianizzazione sociale. Anche l'Italia lo delude. Nel 1902 il nuovo primo ministro Zanardelli tenta d'introdurre il divorzio; il papa interviene disperatamente, ma non bandisce nessuna crociata e riesce ugualmente a scongiurare l'attentato al sacramento del matrimonio. Comunque Leone 13esimo sembra sotto certi aspetti sempre più disorientato nella crescita del movimento cattolico e da ultimo vorrebbe frenarlo; è un momento di meditazione tutta politica. Nell'ambizione di restituire al papato la sua suprema funzione temporale, insinuandosi nel contesto dei problemi economici e sociali dello Stato italiano, non si fida più della intellighenzia cattolica; si delinea da allora una frattura tra quanti restano nei ranghi della gerarchia e gli autonomi, che s'indirizzeranno verso il modernismo.
Leonetti Alfonso
nato ad Andria nel 1895, aderì giovanissimo alla gioventù socialista iniziando in quegli anni un’attività giornalistica (nel ’14 già collabora al Socialista di Bordiga) che lo porterà dal ’18 al ’20 all’Avanti!. Nel gennaio del ’21 partecipa alla fondazione del PCd’I e nell’agosto dello stesso anno, orami trasferitosi a Torino, è redattore-capo dell’Ordine Nuovo e uno dei più stretti collaboratori di Gramsci. Nel ’24 è delegato al V Congresso dell’IC e viene nominato direttore dell’Unità; due anni dopo viene aggredito e ferito gravemente dai fascisti. Quando il PCd’I nel ’28 trasferisce all’estero il suo Centro (al quale Leonetti lavora dal ’23), anch’egli è a Parigi dove diventa membro dell’Ufficio politico. Nel ’29-’30 è protagonista dell’opposizione alla svolta del "terzo periodo", che sotto divergenze organizzative (come e se organizzare il Centro interno clandestino in Italia) nasconde profondi contrasti sull’analisi della fase politica attraversata dall’Italia e più in generale dai paesi europei. Lo scontro nella direzione, già latente sin al settembre del ’29, esplode nel CC nel marzo successivo. Leonetti è retrocesso da membro effettivo a membro candidato del CC. Nel giugno del ’30 sarà espulso insieme agli altri oppositori. Entrato in contatto con l’OSI entra a far parte del suo Si, dove lavora intensamente dal ’30 sino al ’37. In quegli anni è animatore della NOI, sezione italiana dell’OSI, poi trasformatasi nel ’35 in Lega Comunista Internazionalista, e insieme a pochissimi altri (soprattutto Pia Carena, la sua compagna), cura l’uscita dell’organo di stampa dell’Opposizione italiana, il Bollettino della NOI, poi sostituito nel ’34 da due numeri de La Verità. Allontanatosi nel 1937 dal movimento per la IV Internazionale, si riavvicina gradualmente al PCF prima e al PCI poi. Ritornato in Italia nel 1960, è riammesso nel PCI nel ’62, all’interno del quale ha proseguito una battaglia critica di sinistra.
Le Pape Paul (pseudonimo Daniel Lévine)
fu uno dei fondatori del gruppo La Gauche Communiste, che pubblicava il bollettino Le Communiste, nato da una scissione della Ligue verificatosi nell’aprile del ’31 ad opera di una parte degli oppositori del gruppo Molinier, fra cui Claude Naville, fratello di Pierre.
Leporte
dirigente della Gioventù comunista francese, aveva espresso posizioni critiche nei confronti della linea del Comintern all’epoca del III Congresso dell’IC, analoghe a quelle difese dai settori "estremisti di sinistra" dell’Internazionale (italiani e tedeschi).
Lessner Fredrick (1825–1910)
sarto tedesco, a lungo amico di Marx ed Engels; fu membro della Communist League — dove era noto come "Karstens". Partecipò alla rivoluzione del 1848-49. Nel 1852 fu tra gli accusati al processo contro i comunisti a Colonia. Fu membro del Consiglio generale della I Internazionale.
Le Troquer André (1884 - )
uomo politico (membro del Partito socialista) e giornalista francese, fu uno dei dirigenti del giornale l’Humanité. All’inizio del 1920 fece parte del comitato per la ricostruzione della II Internazionale.
Levi Paul (1886-1930),
avvocato tedesco membro della SPD; fu a lungo amico, ed ogni tanto anche consulente legale, di Rosa Luxemburg. Dopo l'omicidio di questa, fece pressioni - con successo - perché i suoi assassini fossero arrestati, Fu poi dirigente del VKPD; nell’aprile del ’21 fu espulso dal partito con l’accusa di aver violato la disciplina rendendo pubbliche alcune critiche all’insaputa del partito stesso.
Liakhov V. P., (1869-1919)
colonnello dell’esercito zarista, organizzatore di feroci rappresaglie contro i movimenti nazionali rivoluzionari nel Caucaso e nell’Iran.
Liber (pseudonimo Goldman) M. I. (1880-1937)
uno dei capi del Bund. All’epoca della prima guerra mondiale fu socialsciovinista; dopo la rivoluzione del febbraio ’17 fu membro del CE del Soviet di Pietrogrado dei deputati operai e soldati e del Presidium del CEC della prima legislatura; tenne posizioni mensceviche e fu sostenitore del governo di coalizione.
Liebknecht Karl (1871-1919)
socialdemocratico tedesco esponente dell’ala sinistra; fu membro del Reichstag tedesco e del Landtag prussiano. Fu il solo deputato del Reichstag che ad opporsi ai crediti di guerra nel 1914. Nel maggio 1916 fu arrestato per la sua attività pacifista; in prigione restò fino al novembre 1918. Fu leader de gruppo internazionale prima e della Lega Spartaco poi; assunse un ruolo di spicco nelle rivolte di Berlino del 1919; pochi giorni dopo, il 15 gennaio 1919, venne ucciso insieme a Rosa Luxemburg.
"Karl Liebknecht ha chiamato gli operai e i soldati della Germania a rivolgere le armi contro il loro governo. E lo ha fatto apertamente, dalla tribuna del Reichstag. Poi con manifestini stampati clandestinamente, è andato sulla Potsdamer Platz, una delle piazze più frequentate di Berlino, ad una manifestazione svoltasi al grido di "abbasso il governo!". Arrestato, è stato condannato ai lavori forzati. Ora si trova in prigione, in un bagno penale, in Germania, come centinaia, se non migliaia, di autentici socialisti tedeschi, incarcerati per aver combattuto contro la guerra."
"Karl Liebknecht e il suo amico Otto Rühle, soli su centodieci deputati, hanno rotto la disciplina, hanno infranto l’ "unità" con il "centro" e con gli sciovinisti, levandosi contro tutti. Solo Liebknecht rappresenta il socialismo, la causa proletaria, la rivoluzione proletaria. Tutto il resto della socialdemocrazia tedesca non è, secondo la precisa espressione di Rosa Luxemburg (anche lei membro e dirigente del "gruppo Spartaco"), che un fetido cadavere." [Vladimir Lenin, I compiti del proletariato nella nostra rivoluzione, punto 16 (La situazione nell’Internazionale socialista)].
Trotsky, ne La mia vita, ricorda Liebknecht con queste parole: "Lo conoscevo da molti anni, ma passavano lunghi intervalli tra i nostri incontri. La casa berlinese di Liebknecht era il quartier generale degli émigrés russi. Ogniqualvolta era necessario alzare una voce di protesta contro l'ammirevole assistenza che la polizia tedesca dava allo zarismo, noi per prima cosa ci rivolgevamo a Liebknecht, ed egli picchiava faceva di tutto per aiutaci. Malgrado fosse un colto marxista, egli non era un teorico ma un uomo d'azione. La sua era una natura impulsiva, appassionata ed eroica, egli aveva, inoltre, un vero intuito politico, un affinato senso delle masse e della situazione ed incomparabili coraggio e iniziativa. Era un rivoluzionario. è per questo motivo che lui era sempre un mezzo estraneo nella casa della socialdemocrazia tedesca, con la sua fede burocratica nei progressi misurati e la sua sempre presente prontezza a ritirarsi. Che razza di filistei e bassamente volgari erano loro, che, sotto i miei stessi occhi, guardano ironicamente Liebknecht dall'alto in basso! […]
"Liebknecht crebbe incredibilmente durante la guerra; imparò allora a stabilire un golfo tra lui e l'onesta mediocrità di Haase. è inutile dire che Liebknecht era un rivoluzionario di infinito coraggio. Ma fu solo allora [durante le trattative di Brest-Litovsk, mentre Liebknecht era in prigione] ch'egli prese a svilupparsi in uno stratega. Ciò si rivelò chiaramente nelle questioni relative alla sua vita personale, tanto quanto nella sua politica rivoluzionaria. Considerazioni di sicurezza gli erano assolutamente aliene. Dopo il suo arresto molti suoi amici scossero la testa innanzi alla "sconsideratezza" del suo sacrificio. […] Liebknecht era come un generale che guida personalmente le sue truppe in battaglia.
"Per questa ragione, tanto quanto come per altre, era difficile per lui comprendere la nostra strategia a Brest-Litovsk. Inizialmente avrebbe voluto che noi ci mettessimo semplicemente a sfidare il destino, avanzando per andargli incontro. In quel periodo egli condannò ripetutamente la 'politica di Lenin-Trotsky', non facendo, piuttosto ragionevolmente, alcuna distinzione su tale fondamentale questione tra la posizione di Lenin e quella mia. Ma più tardi egli prese a vedere la politica Brest-Litovsk in un'ottica differente. All'inizio di maggio scrisse: 'Una cosa su tutte è necessaria per i Soviet russi - e certamente non si tratta di dimostrazioni o di decorazioni, ma un severo, rigido potere. Per ottener questo essi hanno bisogno di intelligenza e di tempo tanto quanto di energia; intelligenza che gli serve per guadagnare il tempo che è necessario persino per la più intelligente energia'. Questo è un pieno riconoscimento della correttezza della politica di Lenin a Brest-Litovsk, politica direttamente orientata a guadagnar tempo".
Liebknecht Wilhelm (1826-1900)
leader del movimento proletario tedesco; partecipò alla Rivoluzione del 1848. Successivamente emigrò prima in Svizzera e poi in Inghilterra, dove si unì alla Lega dei Comunisti. Nel 1862 Wilhelm tornò in Germania, dove, tra il ’63 e il ’65, fu membro dell’Associazione generale del proletariato tedesco. Nel 1866, fu tra i fondatori del Partito del Popolo sassone, che rappresentò – con August Bebel – come primo deputato dell’ala sinistra del partito al Reichstag della Germania del Nord. Nel 1869, fu co-fondatore del Partito socialdemocratico operaio. Fu membro del Reichstag tedesco (1874-1900). "Redattore responsabile" del Demokratisches Wochenblatt, del Volksstaat e del Vorwarts. Padre di Karl Liebknecht.
Lifchitz Boris vedi Souvarine Boris.
Li Hsüeh-feng
primo segretario del Bureau del Partito comunista cinese; fu accusato da Mao di cospirare contro di lui.
Lindhagen Karl (1860-1946)
uomo politico svedese, prima liberale e poi (dal 1909) socialdemocratico. Negli anni della prima guerra mondiale fu internazionalista e nel ’17 fondò il Partito socialdemocratico di sinistra della Svezia, col quale nel 1919 aderì al Komintern.
Litvinov Maxim (1876-1951)
vecchio bolscevico, fu Commissario del popolo per gli affari esteri negli anni 1930-39. Stalin lo usò per rappresentare la "sicurezza sociale" e la "coesistenza pacifica" quando decise di cercare un’alleanza con le potenze imperialistiche occidentali. Negli anni 1941-43 fu ambasciatore in USA, per poi tornare a ricoprire la carica di commissario agli esteri dal 1943 al 1946.
Liu Shao-ch'i (1898-1974)
maoista cinese, presidente della Repubblica popolare cinese nel periodo 1959-68.
Lloyd George, David (1863-1945)
Primo Ministro inglese dal 1916 al 1922. Nato a Manchester; visse poi nel Galles; prese la qualifica di avvocato e, nel 1890, divenne parlamentare liberale. Nel periodo precedente la prima guerra mondiale su un campione delle riforme sociali e dei diritti delle piccole nazioni (appoggiando l’istituzione dell’assicurazione nazionale ed opponendosi guerra contro i boeri). Il suo radicalismo evaporò però all’improvviso subito dopo lo scoppio della guerra mondiale nel 1914. Ministro delle munizioni 1915; nel 1916 successe ad Asquith come Primo Ministro, formando il suo "gabinetto di guerra" insieme ai Conservatori. Dopo la sconfitta dell’imperialismo tedesco, fu tra i protagonisti (con il Primo ministro francese Clemenceau) del Trattato di Versailles. Aiutò l’armata bianca nella guerra civile russa ed appoggiò ogni forma possibile di terrorismo contro il popolo irlandese, ma in entrambi i casi fu costretto a far marcia indietro. Maggiore successo ebbe negli accordi con i leader delle trade union e specialmente con i minatori, le cui richieste di nazionalizzazione del 1919 vennero vanificate dalla creazione della Commissione Sankey. L’accordo anglo-irlandese del 1921, il suo appoggio alla disastrosa campagna greca contro la repubblica turca ed il fallimento della conferenza di Genova, da lui avviata, gli fecero perdere l’appoggio della borghesia. Abbandonato dai Conservatori, uscì sconfitto alle elezioni generali del 1922. La sua politica conseguente tese ad oscillare tra il riformismo iniziale ed atteggiamenti estremamente reazionari. Riuscì a farsi rieleggere in Parlamento solo 1931, a capo di un partitino di soli quattro parlamentari eletti. espresse ammirazione per (1936) ed appoggiò politiche keynesiane. Non riuscì mai a riguadagnare la sua passata influenza politica.
Lockhart, Robert Hamilton Bruce (1887-1970)
diplomatico inglese in Russia. Figlio di un insegnante, entrò nel servizio diplomatico nel; fu vice console inglese a Mosca dal 1912. venne mandato via da Mosca all’inizio del 1917, per poi tornarvi nel gennaio 1918 a capo di una speciale commissione che avrebbe dovuto stabilire contatti non ufficiali col governo sovietico. Per quanto estremamente ostile al governo sovietico, si oppose ad un intervento armato che riteneva di improbabile riuscita. Nondimeno, agì come fedele servo del governo inglese sia prima che dopo l’invasione delle truppe inglesi al porto di Arcangelo. Arrestato dai bolscevichi nel settembre 1918, fu rilasciato il mese seguente in cambio della liberazione di Litvinov, ambasciatore sovietico in Gran Bretagna.
Lockhart fu poi il rappresentante inglese a Praga fino al 1922, anno in cui annunciò la sua conversione al cattolicesimo e cominciò a lavorare per una banca in viaggio per l’Europa. Nel 1929 divenne redattore di 'Londoner's Diary', rubrica dell’Evening Standard. Successivamente si unì alla sezione politica servizio informazioni del ministero degli esteri e divenne sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Autore di Memorie di un agente inglese (1933), un resoconto sull’attività da lui svolta in Russia.
Lomov A. (Oppokov G. I.), (1888-1938) FAMIGLIA LONGUET
membro del partito bolscevico dal 1903, rivoluzionario di professione ed in seguito uomo di Stato sovietico. Al II Congresso dei Soviet di tutta la Russia entrò a far parte del consiglio dei commissari del popolo quale commissario del popolo alla giustizia. Nel 1918 aderì ai "comunisti di Sinistra".
Longuet, Charles (1839-1903)
Longuet, Charles (1873-1874)
nipote di Marx, figlio di Charles e Jenny Longuet.
Longuet, Edgar (1879-1950)
nipote di Marx, figlio di Charles e Jenny Longuet, socialista francese.
Longuet Felicitas
madre di Charles Longuet.
Longuet, Henri (Harry) (1878-1883)
nipote di Marx, figlio di Charles e Jenny Longuet.
Longuet, Jenny Marx (Jennychen) (1844-1883), vedi Marx Jenny.
Longuet, Jenny (1882-1952)
nipote di Marx, figlia di Charles e Jenny Longuet.
Longuet, Jean-Laurent-Frederick (Johnny) (1876-1938)
nipote di Marx e militante socialista collaboratore dell’Humanité (il quotidiano fondato nel 1904 da Jaurès e divenuto organo del PCF al momento della scissione dai socialisti a Tours nel dicembre del ’20). Convinto pacifista durante la guerra, si pronunciò a favore della ricostruzione della II Internazionale.
Longuet, Marcel (1881-1949)
nipote di Marx, figlio di Charles e Jenny Longuet.
Loriot Fernand (1870-1932) Louis, Paul (1872-1948) Louzon, Robert (1882-1976) Lovestone Jay, vedi Jacob Liebstein
Lubersac de, Jean Ludendorff Erich (1865-1937) Lukács Georg (1885-1971) Lunacharsky, Anatoly Vasilyevich (1875-1933), (anche Lunaciarski) Luxemburg, Rosa (1871-1919) Lvov, Prince Georgi Yevgenyevich (1861-1925) Lyakhov, V. P. (1869-1919)
Ultima modifica 26.06.2001
insegnante e sindacalista, fu uno dei dirigenti della corrente di sinistra della SFIO (partito
socialista francese) e, nel 1914-15, si oppose alla politica dell'union
sacrée, aderendo alla sinistra zimmerwaldiana.. Tra i fondatori del partito comunista, del quale fu segretario
internazionale negli anni 1921-22, nel 1925 si oppose alla linea ufficiale e ne
venne espulso nel 1926. Partecipò poi alla creazione del gruppo raccoltosi nel
novembre del 1927 attorno alla rivista Contre le Courant, con il quale
ruppe nel 1928 dopo essere ritornato su posizioni sindacaliste rivoluzionarie (quelle degli anni giovanili) e aver
aderito alla Ligue Syndicaliste,
collaborando alla rivista Révolution Prolétarienne.
giornalista francese autore di libri sulla storia del lavoro; membro di un piccolo gruppo centrista, il Partito di unione proletaria.
militante socialista e sindacale a partire dal 1900 e mecenate della
Conféderation Générale du Travail prima della guerra, fu attivo in Tunisia a
partire dal 1913, dove rivestì la carica di segretario federale del partito
socialista e, successivamente, del partito comunista fino alla sua espulsione
da quel paese, nel 1922. Collaboratore de La vie ouvrière (1919-1921) e
redattore de 1'Humanité, si dimise dal partito francese alla fine del
1924 per solidarietà con Alfred Rosmer e Pierre Monatte, espulsi nel corso della campagna
zinovievista-staliniana di «bolscevizzazione». Insieme a Monatte fondò nel 1925
la rivista «sindacalista comunista» La Révolution prolétarienne e militò
nella Ligue Syndicaliste.
ufficiale dell’esercito francese, conte, monarchico, fece parte della missione militare francese in Russia negli anni 1917-18.
generale tedesco, ideologo militare dell’imperialismo. Negli anni 1919-1923 fu alla testa delle forze controrivoluzionarie che miravano a restaurare la monarchia in Germania.
filosofo, scrittore e critico letterario marxista ungherese; tra i suoi maggiori contributi vi sono la formulazione di un sistema estetico marxista che si oppone al controllo politico sugli artisti ed un’elaborazione della teoria marxista dell’alienazione all’interno delle società industriali.
Nato in una ricca famiglia ebraica, Lukács lesse Marx quand’era ancora studente; a quel tempo era però più influenzato da Kierkegaard e Weber. Non particolarmente affascinato dai leader della Seconda Internazionale come Karl Kautsky, fu invece impressionato dal Rosa Luxemburg; al termine della vittoriosa Rivoluzione bolscevica, egli si unì al Partito comunista ungherese. Durante il breve regime comunista di Bela Kun, abbattuto nel 1919, Lukács ricoprì la carica di Commissario per la cultura e l’educazione. Con l’inizio del ‘terrore bianco’ egli abbandonò l’Ungheria per trasferirsi a Vienna, dove visse per i dieci anni successivi.
Egli fu editore della rivista Kommunismus, che per un certo periodo divenne il centro delle correnti ultrasinistre della terza Internazionale. Nel suo libro Storia della coscienza di classe (1923), egli pose le basi del suo credo in campo della critica letteraria, collegando lo sviluppo delle forme artistiche con la storia della lotta di classe. Soggetto alle aspre critiche del Comintern e al rischio di essere espulso dal partito, e conseguentemente escluso dalla battaglia contro il fascismo, egli ritrattò le sue idee. In seguito egli si trovò ad esprimere buoni giudizi sui novellisti realisti borghesi del diciannovesimo secolo, subendo forti denunce da parte dei sostenitori della dottrina letteraria ufficiale dei Soviet, il realismo socialista.
Nel 1933 Lukács lasciò Berlino, dove viveva dal 1929, per trasferirsi a Mosca. Tornato in Ungheria nel 1945, egli divenne parlamentare e professore di estetica e filosofia della cultura presso l’università di Budapest. Nel 1956 egli fu tra le figure di spicco della rivolta ungherese, nella carica di ministro della cultura; fu in conseguenza arrestato e deportato in Romania, dove fu costretto a rimanere fino al 1957; al suo ritorno a Budapest si ritrovò completamente spoglio del di ogni potere e prestigio e prese a dedicarsi interamente alla critica letteraria.
Nato in Ucraina da una famiglia appartenente alla piccola nobiltà, educato secondo i canoni di una coscienza radicale, visse in un ambiente non dissimile a quello di Lenin, per quanto meno provinciale. "Sono diventato rivoluzionario così presto nella vita, che non ricordo neppure quando non lo ero" ebbe a dire. Tra il 1894 e il 1896 visse in Svizzera, ma appena tornato in Russia venne arrestato per attività politica volta alla costruzione di un partito e venne mandato in esilio a Kaluga. Tra il 1901 e il 1902 tornò a Kiev. Svolse un importante ruolo negli eventi del 1917, anno in cui si dimostrò grande oratore (secondo solo a Trotsky, secondo alcuni); nel luglio di quello stesso anno venne fatto arrestare da Kerensky. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre fu nominato primo Commissario del Popolo per l’Educazione del governo sovietico. Morì nel 1933, appena prima di prender carica come ambasciatore in Spagna.
rivoluzionaria comunista polacca di origine ebraica, nata il 5 marzo 1971 a Zamoshc, la più giovane di cinque fratelli. Aderì ancora liceale a Proletariat, formazione clandestina di orientamento rivoluzionario socialista; costretta ad abbandonare la Polonia russa per sfuggire ad un arresto, studiò economia politica e legge (1889-1896) a Zurigo, sostenendo posizioni decisamente internazionaliste fra i gruppi socialisti polacchi in esilio. Nel 1898 ottenne la cittadinanza tedesca, grazie al matrimonio di comodo con l’operaio Gustav Lübeck. Trasferitasi a Berlino aderì al Partito socialdemocratico, prendendo posizione, assieme a Karl Kautsky, contro il revisionismo teorico di E. Bernstein e rappresentando, con Karl Liebknecht, l’ala sinistra del partito. A Bernstein – contro Bernstein – è dedicato lo scritto Riforma sociale o rivoluzione? del 1899: mentre la Luxemburg appoggiava l’attività riformista (come mezzo della lotta di classe) lo scopo delle riforme era per lei quello di condurre verso una completa rivoluzione. Dal suo punto di vista l’incessante attività riformista non avrebbe fatto che appoggiare la borghesia dominante.
Dopo aver ricevuto il suo dottorato nel 1898, la Luxemburg ebbe modo di incontrare e conoscere molti socialdemocratici russi (prima che il R.S.D.L.P. si spaccasse); e tra questi anche i leader del partito: Georgy Plechanov e Pavel Axelrod. Non molto tempo più tardi ella espresse forti differenze teoriche con il partito russo, innanzitutto sulla questione dell’autodeterminazione polacca. La Luxemburg era convinta infatti che l’autodeterminazione potesse solo indebolire il movimento socialista internazionale, aiutando la borghesia a rafforzare il suo ruolo di classe dominante sulle nuove nazioni indipendenti. Su quest’argomento ella si distaccò tanto dal partito russo che da quello polacco, i quali erano d’accordo nel considerare legittimi i sentimenti di autodeterminazione delle minoranze nazionali all’interno dell’impero russo. In opposizione a questi partiti la Luxemburg partecipò alla costruzione del Partito socialdemocratico polacco.
In questo periodo la Luxemburg incontrò Leo Jogiches, colui che sarà suo compagno per tutto il resto della sua vita e col quale condividerà un’intensa relazione tanto personale quanto politica.
Nel 1902-04 lavorò alla Gazeta ludowa (Giornale del popolo). Non appena, nel 1905, scoppiò in Russia una rivoluzione che presto si espanse alla Polonia russa e a tutti gli angoli dell’impero zarista, la Luxemburg espresse il suo più pieno appoggio al partito bolscevico contro menscevichi e socialrivoluzionari e rivolse le sue attenzioni ed i suoi sforzi nell’appoggio al partito socialdemocratico di Polonia e Lituania (SDKPiL); pur non riuscendo a lasciare la Germania fino al dicembre 1905 svolse ugualmente il suo ruolo di principale analista politico del SDKPiL, scrivendo per esso un vasto numero di opuscoli; fu inoltre molto occupata dal problema di fornire un’educazione marxista di base alle migliaia di nuovi attivisti del partito, che nel giro di meno di un anno passarono da poche centinaia ad oltre 30.000. Non appena giunta a Varsavia, nel 1906, venne però arrestata.
Sempre nel 1906 scrisse Sciopero di massa, partito politico e sindacato, in cui esaltava l’importanza dello sciopero generale, in alternativa alla visione leninista di un partito di rivoluzionari di professione rigidamente strutturato, ed attaccava con violenza il conservatorismo della burocrazia istituzionalizzata dei sindacati. A causa di questa sua visione dello sciopero di massa come il più importante strumento rivoluzionario nelle mani del proletariato, scaturì un duro conflitto nella socialdemocrazia tedesca, soprattutto con August Bebel e Karl Kautsky. Per la sua appassionata ed implacabile azione agitatoria, la Luxemburg si guadagnò il soprannome di "Rosa la sanguinaria".
Dal 1907 al 1914 insegnò economia politica alla scuola di partito di Berlino, pubblicando una delle sue opere fondamentali, L’accumulazione del capitale (1913), lavoro volto a spiegare l’inesorabile movimento del capitalismo verso la sua fase imperialistica.
Trovandosi sempre più a sinistra in seno ad una socialdemocrazia tedesca, che andava sempre più accentuando il suo carattere opportunistico, finì per polemizzare, sul tema della riforma elettorale allora in discussione, col vecchio amico di un tempo, quel Karl Kautsky che era ancora erroneamente considerato all’interno dell’Internazionale il rappresentante della più pura ortodossia marxista, quel Karl Kautsky con cui neanche Lenin aveva ancora rotto i ponti (cosa che avvenne nel 1914, dopo che Kautsky ebbe dato il suo appoggio all’imperialismo tedesco).
Sui rapporti tra la Luxemburg e Kautsky, Trotsky (ne La mia vita) enfatizza come questi fossero ormai incrinati da tempo: "poco dopo la rivoluzione del 1905, apparirono i primi segni di crescente freddezza tra i due. Kautsky simpatizzava calorosamente con la rivoluzione russa, ed era capace di interpretarla piuttosto bene da lontano. Ma egli era per natura ostile all'ipotesi di un trasferimento dei metodi rivoluzionari in suolo tedesco. Quando andai a casa sua prima della dimostrazione del parco di Treptow, trovai Rosa impegnata in una lite accesa con lui. Per quanto loro continuassero a darsi del 'tu' e parlassero come intimi amici, nelle repliche di Rosa si poteva sentire una soppressa indignazione, e nelle risposte di Kautsky si avvertiva un profondo imbarazzo interiore, mascherato da battute piuttosto incerte. Andammo alla manifestazione insieme con Rosa, Kautsky e sua moglie, Hilferding, il vecchio Gustav Eckstein, ed io. Durante il tragitto non mancarono scontri taglienti tra i due. Kautsky voleva rimanere uno spettatore, mentre Rosa era ansiosa di unirsi alla manifestazione.
L'antagonismo tra i due è scoppiato definitivamente nel 1910, sulla questione della battaglia per il suffragio in Prussia. Kautsky sviluppò a quel tempo la strategia del 'logorare il nemico' (Ermattungsstrategie) come opposta a quella di 'abbattere il nemico' (Niederwerfungsstrategie). Si trattava di un caso di due irriconciliabili tendenze".
Allo scoppio della prima guerra mondiale la Luxemburg si oppose ardentemente alle posizione social-scioviniste assunte dalla socialdemocrazia tedesca, che appoggiò apertamente l’aggressione tedesca e le sue annessioni. Insieme a Karl Liebknecht (l’unico parlamentare socialdemocratico che aveva spezzato la fedeltà al partito rifiutando di votare a favore della concessione dei crediti di guerra), abbandonò il partito socialdemocratico ed partecipò alla formazione del Gruppo Internazionale (che presto muterà nome in Lega Spartaco) allo scoppio di contrastare il socialismo nazional-sciovinista e di incitare i soldati tedeschi a rivoltare i loro fucili contro il loro governo per abbatterlo.
A causa di questa loro agitazione rivoluzionaria, la Luxemburg e Liebknecht vennero arrestati e imprigionati. In carcere la Luxemburg scrisse quella disamina del movimento socialista, nota come Junius Pamphlet (1916), che suscitò le critiche di Lenin, discorde sul ruolo del partito guida. Il Junius Pamphlet divenne il fondamento teorico della Lega di Spartaco.
Sempre dal carcere la Luxemburg scrisse il suo famoso libro La Rivoluzione Russa, nel quale ammonisce il potere dittatoriale del partito bolscevico. In questo testo la Luxemburg spiega il suo punto di vista a proposito della teoria della dittatura proletaria:
"Sì alla dittatura! Ma questa dittatura consiste in un modo di applicare la democrazia, non nella sua eliminazione, in un energetico e risoluto attacco ai ben-consolidati diritti e relazioni sociali della società borghese, senza i quali la trasformazione socialista non può essere realizzata. Ma questa dittatura dev’essere opera della classe, e non di una piccola minoranza che agisce in nome della classe – cioè, essa deve procedere passo dopo passo per mezzo dell’attiva partecipazione delle masse; essa dev’essere sotto la loro diretta influenza, completamente soggetta al controllo dell’attività pubblica; essa deve scaturire dalla crescente consapevolezza politica della massa del popolo".
In ogni caso, pur attaccando l’eccessivo dominio del partito bolscevico sul governo sovietico, la Luxemburg riconobbe il fatto che, sotto le pressioni della violenta guerra civile in corso in Russia, tale atteggiamento dei bolscevichi risultava necessario:
"Si chiederebbe qualcosa di sovrumano a Lenin ed ai suoi compagni se ci si aspettasse da essi che facciano apparire d’incanto, in tali condizioni, la più raffinata democrazia, la più esemplare dittatura del proletariato e la più fiorente economia socialista. Con la loro determinata posizione rivoluzionaria, la loro esemplare forza nell’azione e la loro indistruttibile lealtà al socialismo internazionale, essi hanno contribuito nel miglior modo possibile data la diabolicamente ardua situazione nella quale imperversa la Russia. Il pericolo inizia solo quando essi fanno di necessità virtù e vogliono cristallizzare in un completo sistema teorico tutte quelle tattiche che essi sono costretti a sostenere a causa di queste fatali circostanze, raccomandando così il medesimo atteggiamento al proletariato internazionale come modello di tattica socialista".
La Luxemburg successivamente si oppose allo sforzo compiuto dal governo sovietico per raggiungere la pace su tutti, sforzo ‘terminato’ con la firma del Trattato di Brest-Litovsk con la Germania.
Nel novembre 1918 il governo tedesco ridiede, con riluttanza, libertà alla Luxemburg; al che ella poté riprendere immediatamente la sua attività rivoluzionaria, formando con Karl Liebknecht e Wilhelm Pieck il Partito comunista tedesco e ponendosi alla direzione del Die Rote Fahne.
Con Liebknecht e Pieck venne catturata e condotta presso l’hotel Adlon di Berlino. I primi due vennero scoratati in stato di incoscienza fuori dall’edificio dai soldati tedeschi. Mentre i corpi inermi della Luxemburg e di Liebknecht venivano silenziosamente trasportati lontano su una jeep militare, fucilati e gettati in un fiume, Pleck riuscì a trovare la via della fuga, era il 15 gennaio 1919.
Fu una grande e brillante teorica del socialismo, Lenin stesso, nonostante i numerosi scontri teorici avvenuti in precedenza tra i due, la definì "un’aquila", sostenendo che "i suoi scritti […] serviranno da utili manuali nella formazione delle future generazioni di comunisti di tutto il mondo" (Lenin, Note di un pubblicista).
Anche Trotsky non manca di lodare il carattere, la coerenza e l'intelligenza politica della Luxemburg, così, per esempio, sempre ne La mia vita scrive di lei: "Era una donna piccola, fragile, e all'apparenza pure malaticcia, ma con un volto nobile e occhi bellissimi che radiavano intelligenza; affascinava l'assoluto coraggio della sua mente e del suo carattere. Il suo stile, che era insieme preciso, intenso e spietato, sarà sempre lo specchio del suo spirito eroico. La sua era una natura complessa e multiforme, ricca di sfumature sottili. La Rivoluzione e le sue passioni, uomini ed arte, natura, uccelli e floricoltura, tutte queste cose avrebbe potuto suonare le innumerevoli corde della sua anima. 'Vorrei avere qualcuno', scrisse un giorno a Luise Kautsky, 'che mi credesse quando dico che è solo per mezzo di incomprensioni ch'io mi trovo nel bel mezzo di questo vortice della storia umana, laddove in realtà io sono nata per guardare oltre le oche, nei campi'. I miei rapporti con Rosa non erano segnati da nessun tipo di amicizia personale; i nostri incontri erano troppo brevi e troppo infrequenti. Io la ammiravo da lontano. Eppure, probabilmente non la apprezzavo ancora abbastanza all'epoca"… ma, 'all'epoca', era ancora il 1907.
grande aristocratico e proprietario terriero russo, solido difensore della monarchia zarista; nel 1905 fu membro della prima Duma e poi primo ministro del Governo provvisorio, prima di rassegnare le dimissioni a causa degli eventi di luglio.
colonnello dell’esercito zarista, represse i movimenti nazionalisti in Caucaso e in Persia.