Due questioni sono balzate attualmente in primo piano fra tutte le altre questioni politiche: la questione del pane e quella della pace. La guerra imperialistica, guerra fra le più grandi e più ricche compagnie bancarie- l’"Inghilterra" e la "Germania"- per il dominio del mondo, per la spartizione del bottino, per la spogliazione dei popoli piccoli e deboli, questa guerra orribile e criminale ha devastato tutti i paesi, ha esaurito e sfinito tutti i popoli, ha posto l’umanità di fronte al dilemma: o mandare in rovina tutta la civiltà e scomparire, o rovesciare per via rivoluzionaria il giogo del capitale, rovesciare il dominio della borghesia, conquistare il socialismo e una pace durevole.
Se non vincerà il socialismo, la pace tra gli Stati capitalistici significherà soltanto un armistizio, una tregua, la preparazione ad un nuovo massacro dei popoli. Pace e pane: queste sono le rivendicazioni fondamentali degli operai e degli sfruttati. La guerra ha acuito al massimo grado queste rivendicazioni. La guerra ha votato alla fame i paesi più civili, più sviluppati culturalmente. Ma d’altra parte, la guerra, come enorme processo storico, ha affrettato in modo mai visto in precedenza lo sviluppo sociale. Il capitalismo, sviluppatosi in imperialismo, cioè in capitalismo monopolistico, si è trasformato per effetto della guerra in capitalismo monopolistico di Stato. Abbiamo ora raggiunto questo grado di sviluppo dell’economia mondiale che è il diretto preludio al socialismo.
Perciò la rivoluzione socialista scoppiata in Russia è solo il preludio della rivoluzione socialista mondiale. Pace e pane, rovesciamento della borghesia, mezzi rivoluzionari per guarire le ferite recate dalla guerra, piena vittoria del socialismo: ecco gli obiettivi della lotta.
Pietrogrado, 14 dicembre 1917
Ultima modifica 20.7.2001