Scritto nell'autunno del 1901.
Pubblicato per la prima volte nel 1936 nel Bolscevik , n. 2.
Trascritto per Internet da Antonio Maggio - Primo Maggio, novembre 2003.
La
rivistucola Svoboda non vale niente. Il suo autore - la rivista dà
appunto l'impressione di essere scritta dalla prima parola all'ultima dalla
stessa persona - pretende di scrivere "per gli operai" in modo
popolare. Questa però non è divulgazione, ma volgarizzazione nel senso
deteriore della parola. Non vi è una sola parola semplice, tutto è smanceria...
L'autore non scrive una sola frase che non sia lambiccata, zeppa di paragoni “popolari”
e parolette "popolari", come "gli" invece di "loro".
E con questo mostruoso linguaggio vengono masticate, senza nuovi dati, senza
nuovi esempi, senza una nuova elaborazione, fruste idee socialiste volgarizzate
per l'occasione. La divulgazione, vien fatto di dire all'autore, è cosa ben
diversa dalla volgarizzazione. Lo scrittore popolare guida il lettore a un
pensiero profondo, a uno studio approfondito, partendo dai dati più semplici e
conosciuti, indicando, mediante facili considerazioni o esempi appropriati, le conclusioni
principali da trarre da questi dati, stimolando il lettore che pensa a
porsi sempre nuovi problemi. Lo scrittore popolare non presuppone un lettore
che non pensa, che non vuole o non sa pensare, ma, al contrario, presuppone nel
lettore poco colto la seria intenzione di lavorare con la testa e lo aiuta a
compiere questo serio e difficile lavoro, lo guida, sorreggendolo nei primi
passi e insegnandogli ad andare avanti da solo. Lo scrittore volgare
presuppone un lettore che non pensa e non le capace di pensare, non Io spinge
verso i primi fondamenti di una scienza seria, ma verso un genere
mostruosamente semplificato, colorito di scherzucci e di lepidezze, gli offre
"pronte" tutte le conclusioni di una determinata dottrina, di modo
che il lettore non ha neanche bisogno di masticare, ma solo d'inghiottire la
pappa già pronta.
Ultima modifica 24.12.2003